Editoriale. Venerdì 19 giugno Benedetto XVI apre ufficialmente l’Anno sacerdotale. Solennità del Sacro Cuore di Gesù e la figura di S. Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars: due punti di partenza e di riferimento per questo anno sacerdotale. Il Papa, di certo, offrirà stimoli e spunti di riflessione per… come vivere al meglio questo tempo. La breve riflessione che vogliamo offrire verte su tre elementi:
– La vita del sacerdote è una vita segnata dall’amore di Dio. Diversamente egli è mestierente di se stesso e verso le persone con le quali si relaziona giorno per giorno. Fulcro della sua vita è, e rimarrà sempre, l’iniziativa di Dio che lo ha scelto per amore, non per meriti o altro. Tale iniziativa si ripete giorno dopo giorno. Credo che il Santo Padre voglia ribadire, con l’anno sacerdotale, la straordinaria originalità di Dio che sorpassa ogni calcolo umano e statistica di previsione. La vocazione alla vita consacrata è, e lo sarà sempre, pura azione di Dio. Per questo, come pastori e guide di comunità siamo chiamati a vivere non nella paura della diminuzione del clero, ma nell’essere attenti al quotidiano lavorare di Dio nel cuore dei nostri giovanissimi e giovani. L’invito, pertanto, è quello di essere meno timorosi nel fare la proposta
vocazionale e più espliciti verso i giovani; senza mai essere invadenti o pressanti, ma aiutare nel vedere al giovane stesso il passaggio di Dio nella sua vita. Il ministero dell’accompagnamento vocazionale, in tal senso, non ne risenta a motivo delle molteplici attività.
– La vita del sacerdote, per sua natura, non è mai una questione personale, ma di popolo. Dal momento che il giovane vive l’ammissione tra i candidati al sacerdozio egli pubblicamente si espone e si dona al popolo, alla gente. Si compromette con la gente e con questa condivide, anche senza volerlo direttamente, il suo cammino. In questo anno sacerdotale, perciò, la gente stessa si dovrà sentire in cammino, in riflessione, perchè non è un anno solo per i sacerdoti, ma per la comunità tutta.
– Terzo elemento è dato dal rapporto tra la vita spirituale del sacerdote e le sfide che provengono dal mondo attuale. Credo che siano in stretta connessione in quanto alle sfide che arrivano alla vita del sacerdote, dalla società, si riesce a dare risposta solo con una vita spirituale matura, sostanziosa, di carattere. Ecco perchè il Curato d’Ars passava molto tempo in preghiera e davanti al Santissimo. Ritroviamo come sacerdoti il fulcro dove orientare il nostro sguardo personale e di presbiterio, perchè nella misura in cui i nostri occhi guardano all’essenziale, a ciò che è eterno e durevole, i passi delle nostre comunità saranno agili, pur senza nascondere difficoltà e stanchezza. Ma la meta e l’orizzonte sono chiari, nitidi.
Don Giacomo Ruggeri
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali