“Dobbiamo curare l’essenzialità del Cristianesimo”. Questo l’invito del vescovo Armando Trasarti rientrato, proprio in questi giorni, dal pellegrinaggio… diocesano in Turchia. “Pellegrinare – sottolinea il vescovo – non significa vagabondare, ma fare un’esperienza di fede verso una meta ben precisa, riscoprendo, in questo caso, il percorso di San Paolo. Debbo dire che la Turchia è un Paese tanto affascinante, quanto misterioso. Purtroppo, ciò che stupisce di più è l’assenza di comunità cristiane o meglio i pochi che ci sono vivono la loro fede quasi clandestinamente. Pensiamo, ad esempio, a Istabul dove su 18 milioni di abitanti solo 1.500 sono cristiani, o Iconio dove su 1 milione i cristiani dichiarati presenti sono solo tre. Questi dati – sottolinea il vescovo Trasarti – ci devono far riflettere molto. Soggiornando in Turchia, infatti, si comprende la fortuna che abbiamo noi in Italia e soprattutto quanto sia importante tornare a curare l’essenzialità e l’identità del Cristianesimo. Dobbiamo risentire il gusto, anche nella difficoltà, di appartenere alla Chiesa. C’è, inoltre, bisogno di unità: vedere cristiani e ortodossi abitare le stesse terre, ma continuare a vivere divisi è davvero una grande sofferenza”. Il vescovo ha poi citato i tre grandi progetti di questa nazione ovvero il potenziamento delle comunicazioni, l’accoglienza e le cooperative proprio perchè la Turchia è diventato sempre più un “punto” nevralgico tra l’Occidente e l’Oriente.
Enrica Papetti