“All’anziano va dato il massimo dell’umanità”. Dott. Lacetera nell’incontro al Centro Pastorale

lacetera.jpg“Liberiamoci anche dal frasario dell’esaltazione della malattia e della sofferenza: Dio ti ama e ti dona la sofferenza perché tu sia con Lui, è un segno della predilezione di Dio per te. Un servizio peggiore a chi soffre non lo si potrebbe fare, perché non si comprende la… sofferenza se non quando ci si sta dentro: visto dalla Croce il mondo è tutta un’altra cosa. Con il “fragile” occorre accostarsi con umiltà, dare com-passione, vicinanza, solidarietà, presenza accanto”. Questa la riflessione del Vescovo Trasarti nell’introdurre la relazione del dottor Antonio Lacetera, primario del Reparto di Geriatria di Fano, al centro pastorale lunedì 8 febbraio.
Il termine “anziano” – ha precisato il Primario – ha cambiato la locazione nella linea dell’età dell’uomo. Ora è anziano chi ha oltre 65 anni, per cui varia anche la spettanza di vita, sale costantemente di tre mesi ogni anno: per l’uomo è ora di oltre 78 anni, mentre per la donna supera gli 83. In questa gamma di età ci stanno gli anziani ancora in piena vitalità psicofisica (invecchiamento di successo), anziani con capacità al di sopra della media, gli anziani fragili con una vecchiaia fisiologica caratterizzata da “perdite e guadagni” (saggezza, pazienza, equilibrio, comprensione, affettuosità e soprattutto capacità di sintesi che permette la visione sincretica della vita vissuta. Questa è una grande virtù:….). Poi gli anziani con un invecchiamento patologico, spesso non autosufficienti. Ora bisogna valorizzare e aiutare l’invecchiamento fisiologico che investe la maggioranza delle persona, in modo che le perdite siano ridotte al minimo. La società ha il compito di intervenire in tutte queste situazioni di precarietà e la Sanità deve essere di supporto all’anziano che è entrato nella condizione di fragilità.