“Economi diocesani: non fatevi plasmare da ciò che trattate”. Mons. Crociata al Convegno nazionale

crociata.jpg“La correttezza amministrativa, di certo oltre la semplice legalità, la capacità di efficienza gestionale, l’impegno a tenere sempre presenti i poveri: tutto questo è come uno specchio su cui si riflette il cammino pastorale di una comunità, il quale non si misura solo… dalla pratica religiosa”. Lo ha detto questa mattina il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, nell’omelia della celebrazione eucaristica in occasione del VII Convegno nazionale degli economi diocesani su “Sicurezze” (Roma 22-24 febbraio 2010). “La nostra – ha spiegato il vescovo – è una religione dell’incarnazione, nella quale la carne, la dimensione concreta e materiale è destinata ad essere trasparenza della luce di fede che anima e conduce tutta la comunità e ciascuno dei suoi membri”. Commentando il brano evangelico sulla preghiera insegnata da Gesù, il segretario Cei ha messo in luce “la sensibilità tipica di Matteo, sempre attenta alla concretezza dei fatti e dei comportamenti”; una logica che – bene intesa – “troviamo significativamente prossima a chi deve vigilare sulla amministrazione dei beni materiali”. Per il segretario Cei “una spiritualità pura e concreta allo stesso tempo è quella capace di tradursi in atteggiamenti e scelte adeguate proprio nel trattare le questioni più ordinarie come quelle economiche e finanziarie”.
“Anche su questo punto – ha affermato mons. Crociata rivolgendosi agli economi diocesani – abbiamo di che attingere all’insegnamento sociale della Chiesa, fino all’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. Va anche detto che dall’uso dei beni ciascuno di noi può arguire la profondità e il grado di tensione della stessa propria vita spirituale. Non esiste una spiritualità disincarnata, e lo spiritualismo è una minaccia alla fede cristiana almeno tanto quanto lo è il materialismo”. Secondo il segretario Cei “un tale equilibrio, tuttavia, non si raggiunge e non si mantiene senza alimentare la vita spirituale, cioè l’accoglienza di Dio in noi; poiché la legge della assimilazione a ciò che trattiamo vale anche per un amministratore di beni ecclesiastici, e non solo per quelli di beni civili e sociali in genere”. “Ciascuno di voi – è l’avvertimento conclusivo – è continuamente misurato, in forma più insistente rispetto ad altri, dal pericolo di farsi plasmare da ciò che tratta e, all’opposto, dalla sfida a plasmarlo secondo la parola evangelica, il rapporto con Gesù, il senso della giustizia, la responsabilità pastorale in comunione e a servizio della Chiesa”.