Recuperare alcuni aspetti dell'”esperienza cristiana, nella dimensione ‘domestica’ delle comunità dei primi secoli”, per “dare vigore” alle “comunità eucaristiche di oggi, siano essere parrocchie singole o unite nella forma di unità e comunità pastorali”. È la riscoperta di alcuni tratti del cattolicesimo delle origini, per il teologo don… Erio Castellucci, docente di ecclesiologia alla Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, la strada attraverso cui far passare le comunità cristiane oggi. Nella Chiesa dei primi secoli, ha ricordato, c’erano “relazioni primarie dirette e ‘calde’; celebrazioni del battesimo e dell’eucaristia nelle case; momenti di preghiera comuni; lettura, ascolto e commento della parola di Dio; accoglienza reciproca; esperienza di una uguale dignità che precede la diversità dei ruoli e delle condizioni sociali; una presenza significativa della donna, un esercizio ‘familiare’ dei ministeri”. Così oggi “è importante in primo luogo lasciarsi provocare dal ‘territorio'”, poiché esso, “nella sua neutralità, racchiude tutte le diversità sociali, religiose, culturali, morali: e così la parrocchia rappresenta ‘in piccolo’ l’universalità della Chiesa”.”Vivificare da dentro la vita e la dinamica cristiana ricuperando forze e impegnandole meglio dentro il contesto storico, sociale, culturale ed ecclesiale di oggi”. Questo il ruolo delle “riformulazioni” che interessano le parrocchie, ad esempio mediante la costituzione delle unità pastorali, secondo il vicario generale della diocesi di Como, don Giuliano Zanotta. “Non si tratta solo di affrontare alcune emergenze, peraltro reali, come la mancanza di sacerdoti o una formazione laicale ancora inadeguata”, ha spiegato oggi il vicario alla Settimana di aggiornamento pastorale in corso a Capiago (Como), quanto piuttosto di “rigiocarsi su un piano educativo e di evangelizzazione entusiasmante per i tempi di oggi”, facendo in modo che “tutta la comunità sia coinvolta nel capire e condividere la necessità di questo cambiamento”. Tre, ad avviso di mons. Zanotta, “le ragioni più significative che giustificano la necessità e l’urgenza di affrontare la questione”: la prima viene dall'”ecclesiologia del Vaticano II che considera essenziale la tensione della comunità cristiana a vivere sempre più concretamente una testimonianza di comunione, di fraternità e di missione”; poi l’esigenza “di rispondere sempre più adeguatamente alle domande del territorio”; in terzo luogo “la necessità di favorire e supportare una collaborazione sempre più concreta e costante tra le parrocchie”.