"L’Azione Cattolica è ben radicata nel territorio". Risposte del Papa alle domande dei tre esponenti dell'AC. Sigalini: "Non è vero che le Chiese sono abbandonate dai giovani"

L’amore, l’educazione e la testimonianza evangelica nella vita quotidiana: sono questi i temi forti che hanno caratterizzato l’incontro del Papa in Piazza San Pietro con i centomila giovani dell’Azione Cattolica italiana. Diamo una sintesi delle risposte del Papa ai giovani:

Domanda di un ragazzo dell’ACR:
Santità, cosa significa diventare grandi? Cosa devo fare per crescere seguendo Gesù? Chi mi può aiutare?

Il Papa, riflettendo sul motto dell’incontro dell’Acr “C’è di più”, si è chiesto che cosa faccia un bambino per vedere se diventa grande: “confronta la sua altezza con quella dei compagni; e immagina di diventare più alto, per sentirsi più grande”. Quindi ha rievocato il suo passato di ragazzo: “Io quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più della mia vita, anche se non conoscevo questa parola ‘C’è di più’. Crescere in altezza implica questo ‘C’è di più’, ve lo dice il vostro cuore, che desidera avere tanti amici, che è contento quando si comporta bene, quando sa dare gioia al papà e alla mamma, ma soprattutto quando incontra un amico insuperabile, buonissimo e unico che è Gesù. Voi sapete – ha esclamato il Papa – quanto Gesù voleva bene ai bambini e ai ragazzi! Un giorno tanti bambini come voi si avvicinarono a Gesù, perché si era stabilita una bella intesa, e nel suo sguardo coglievano il riflesso dell’amore di Dio; ma c’erano anche degli adulti che invece si sentivano disturbati da quei bambini. Capita anche a voi che qualche volta, mentre giocate, vi divertite con gli amici, i grandi vi dicono di non disturbare … Ebbene, Gesù rimprovera proprio quegli adulti e disse loro: Lasciate qui tutti questi ragazzi, perché hanno nel cuore il segreto del Regno di Dio. Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete ‘grandi’ e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù”. Il Papa ha sottolineato quindi che “essere ‘grandi’ vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa, nella Confessione; vuole dire conoscerlo sempre di più e anche farlo conoscere agli altri, vuol dire stare con gli amici, anche i più poveri, gli ammalati, per crescere insieme. E l’ACR è proprio parte di quel ‘di più’, perché – ha detto – non siete soli a voler bene a Gesù – siete in tanti, lo vediamo anche questa mattina! -, ma vi aiutate gli uni gli altri; perché non volete lasciare che nessun amico sia solo, ma a tutti volete dire forte che è bello avere Gesù come amico ed è bello essere amici di Gesù; ed è bello esserlo insieme, aiutati dai vostri genitori, sacerdoti, animatori! Così diventate grandi davvero, non solo perché la vostra altezza aumenta, ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all’amore che Gesù vi dona”.

Domanda di una giovanissima dell’Acr:
Santità, i nostri educatori dell’Azione Cattolica ci dicono che per diventare grandi occorre imparare ad amare, ma spesso noi ci perdiamo e soffriamo nelle nostre relazioni, nelle nostre amicizie, nei nostri primi amori. Ma cosa significa amare fino in fondo? Come imparare ad amare?


Il Papa ha risposto che si tratta di “una grande questione. E’ molto importante, direi fondamentale, imparare ad amare, amare veramente, imparare l’arte del vero amore! Nell’adolescenza ci si ferma davanti allo specchio e ci si accorge che si sta cambiando. Ma fino a quando si continua a guardare se stessi, non si diventa mai grandi! Diventate grandi – ha osservato – quando non permettete più allo specchio di essere l’unica verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici. Diventate grandi se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri”. “Questa – ha aggiunto – è la scuola dell’amore. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel ‘di più’ che oggi gridate a tutti. ‘C’è di più’!”. “Anch’io nella mia giovinezza – ha detto – volevo qualcosa di più di quello che mi presentava la società e la mentalità del tempo. Volevo respirare aria pura, soprattutto desideravo un mondo bello e buono, come lo aveva voluto per tutti il nostro Dio, il Padre di Gesù”. E “ho capito sempre più – ha affermato – che il mondo diventa bello e diventa buono, se si conosce questa volontà di Dio. E se il mondo è in corrispondenza con questa volontà di Dio, che è la vera luce, è a bellezza, l’amore che dà senso al mondo”. Benedetto XVI ha quindi invitato i giovani a non adattarsi “ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto ‘amore’ proposto dai media, in internet – ha spiegato – non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, ma vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti. Certo costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore”. “Ma sono sicuro – ha proseguito – che voi non avete paura della fatica di un amore impegnativo e autentico. E’ l’unico che dà in fin dei conti la vera gioia! C’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù. Anche l’Azione Cattolica vi insegna le strade per imparare l’amore autentico: la partecipazione alla vita della Chiesa, della vostra comunità cristiana, il voler bene ai vostri amici del gruppo di ACR, la disponibilità verso i coetanei che incontrate a scuola, in parrocchia o in altri ambienti, la compagnia della Madre di Gesù, Maria, che sa custodire il vostro cuore e guidarvi nella via del bene. Del resto, nell’Azione Cattolica, avete tanti esempi di amore genuino, bello, vero: il beato Pier Giorgio Frassati, il beato Alberto Marvelli; amore che arriva anche al sacrificio della vita, come la beata Pierina Morosini e la beata Antonia Mesina”. Il Papa ha poi esortato i giovani di Azione Cattolica ad aspirare “a mete grandi, perché Dio ve ne dà la forza. Il ‘di più’ è essere ragazzi e giovanissimi che decidono di amare come Gesù, di essere protagonisti della propria vita, protagonisti nella Chiesa, testimoni della fede tra i vostri coetanei. Il ‘di più’ è la formazione umana e cristiana che sperimentate in AC, che unisce la vita spirituale, la fraternità, la testimonianza pubblica della fede, la comunione ecclesiale, l’amore per la Chiesa, la collaborazione con i Vescovi e i sacerdoti, l’amicizia spirituale. ‘Diventare grandi insieme’ – ha quindi concluso il Papa – dice l’importanza di far parte di un gruppo e di una comunità che vi aiutano a crescere e a scoprire la vostra vocazione”.

Domanda di un’educatrice:
Cosa significa oggi essere educatori? Come affrontare le difficoltà che incontriamo nel nostro servizio nell’Azione Cattolica? Come fare in modo che tutta la comunità e la società si prenda cura del presente e del futuro delle nuove generazioni?

“Essere educatori – ha risposto il Papa – significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre. Significa soprattutto tenere sempre alta la meta di ogni esistenza verso quel ‘di più’ che ci viene da Dio. Questo esige una conoscenza personale di Gesù, un contatto intimo, quotidiano, amorevole con Lui nella preghiera, nella meditazione sulla Parola di Dio, nella fedeltà ai Sacramenti, all’Eucaristia, alla Confessione; esige di comunicare la gioia di essere nella Chiesa, di avere amici con cui condividere non solo le difficoltà, ma anche la bellezza e le sorprese della vita di fede. Voi sapete bene – ha proseguito il Papa – che non siete padroni dei ragazzi, ma servitori della loro gioia a nome di Gesù, guide verso di Lui. Avete ricevuto un mandato dalla Chiesa per questo compito. Quando aderite all’Azione Cattolica dite a voi stessi e a tutti che amate la Chiesa, che siete disposti ad essere corresponsabili con i Pastori della sua vita e della sua missione, in un’associazione che si spende per il bene delle persone, per i loro e vostri cammini di santità, per la vita delle comunità cristiane nella quotidianità della loro missione. Voi siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani. Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli. Senza la presenza della famiglia, ad esempio, rischiate di costruire sulla sabbia; senza una collaborazione con la scuola non si forma un’intelligenza profonda della fede; senza un coinvolgimento dei vari operatori del tempo libero e della comunicazione la vostra opera paziente rischia di non essere efficace, di non incidere sulla vita quotidiana. Io sono sicuro che l’Azione Cattolica è ben radicata nel territorio e ha il coraggio di essere sale e luce. La vostra presenza qui, stamattina, dice non solo a me, ma a tutti che è possibile educare, che è faticoso ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi. Abbiate il coraggio – è stata l’esortazione del Pontefice – vorrei dire l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù, della sua tenerezza che fate sperimentare a tutti, anche ai più bisognosi e abbandonati, con la vostra missione di educatori”. Infine il Papa ha invitato i giovani a continuare ad “essere fedeli all’identità e alla finalità dell’Azione Cattolica. La forza dell’amore di Dio – ha concluso – può compiere in voi grandi cose”.