Convegno Cei a Fano/5. Ricordo dei morti clandestini in mare.”I pellegrini nella liturgia incontrano Dio come culmine”. Mons. Maniago, Perego, Giuliani

La terza sessione del convegno “Signore da chi andremo? Pellegrini, cercatori di Dio” dedicata al tema del “celebrare” si è aperta ricordando i 150 clandestini morti, tra martedì sera e mercoledì, al largo delle coste tunisine. “ Il Mediterraneo, il mare nostrum – ha sottolineato Mons. Giancarlo Perego direttore generale della Fondazione Migrantes – sta diventando particolarmente nostro poiché vede l’esodo continuo di nostri fratelli che si stanno muovendo verso l’Italia dalle coste africane, un ‘pellegrinaggio’ alla ricerca di libertà e di felicità. Negli ultimi 15 anni sono state 16.000 le persone che hanno trovato proprio nel Mediterraneo la loro tomba”.  Intervenuto al convegno Mons. Claudio Maniago, Segretario della Commissione Episcopale per la Liturgia, il quale ha introdotto la tematica della terza sessione, sottolineando come la dimensione del celebrare sia il cuore del santuario stesso. “Nella celebrazione – ha spiegato Maniago –  avviene l’incontro reale e concreto con una presenza vera.  I pellegrini sono cercatori di Dio, la liturgia culmine del cammino della chiesa perchè proprio lì l’incontro con Dio è reale.
Alderino Giuliani, dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, ha focalizzato la sua attenzione su “L’animazione dei santuari: via dei segni” evidenziando l’importanza che questi rivestono assieme alla Parola. “Spesso i segni sono esposti a usura del tempo e al mutamento di strutture culturali che li hanno generati, sono tesori in vasi di creta. Il santuario diventa, dunque, il luogo favorevole per riscoprire la pregnanza dei segni stessi. Senza la parola – ha proseguito Giuliani – la liturgia e i  pellegrinaggi sono esposti al fraintendimento del rito magico, della cerimonia. Il gesto senza parola tende a cadere in un rito magico. La parola senza il gesto può scadere nell’ideologia”.
Giuliani ha sottolineato, nel suo intervento, il rapporto fra uomo, santuario e ambiente. “Il santuario è luogo di riconciliazione fra l’uomo e resto del creato nella comune provenienza e nel comune destino”.  Proprio riguardo ciò, Giuliani ha ribadito come nei santuari e monasteri siano gli unici luoghi dove il calendario liturgico coincide pienamente con il calendario della vita unici luoghi, dove la liturgia segna lo scorrere delle stagioni e dei tempi.