“Il cristiano, soprattutto in questo tempo di fragilità e di complessità, è chiamato a sfidare il futuro con i piedi per terra affermando la sua speranza in Dio, nonostante tutto”. Così ha esordito Gianluigi De Palo, assessore alla famiglia, all’educazione e ai giovani del Comune di Roma Capitale, parlando alla Settimana Cop. “Corresponsabilità è uscire dalla logica della delega, agire in virtù del proprio battesimo. È prendersi le proprie responsabilità e, quindi, vivere da adulto ogni scelta con la consapevolezza che abbia a che fare con il Vangelo. Credo – ha aggiunto – che una vera corresponsabilità significhi per i laici una missione profetica nella Chiesa, in due direzioni: nella presenza all’interno delle strutture sociali, politiche e amministrative, essendo chiamati a essere protagonisti di un profondo rinnovamento degli stili di vita, e attraverso una nutrita e seria formazione, chiamati ad aprire nuove strade per l’evangelizzazione. Oltre il linguaggio della contestazione, con modalità nuove affinché il laicato non sia più una componente di collaboratori disponibili, ma una vocazione a cui è stato affidato un pezzo di responsabilità nella Chiesa”. “Per fare tutto questo, però, è necessaria – ha rimarcato l’assessore – una formazione più attenta e puntuale a questa visione di Chiesa sia per quanto riguarda i sacerdoti, sia per i religiosi e i laici. È necessario migliorare l’impostazione pastorale, cosicché, nel rispetto delle vocazioni e dei ruoli dei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corresponsabilità dell’insieme di tutti i membri del popolo di Dio”. A questo proposito, De Palo ha portato l’esempio del suo impegno in politica lamentando che “la libertà e l’autonomia presuppongono una maturità che non sempre è presente nelle nostre comunità”, con “divisioni all’interno del mondo cattolico tra movimenti, associazioni e realtà ecclesiali”. “Per il solo fatto di aver accettato di mettermi al servizio della mia città e di entrare in una giunta di un certo schieramento politico – ha raccontato – sono diventato un ‘nemico’ per quelli che hanno votato per l’altro schieramento. Una situazione paradossale, dove amici di lunga data con cui condividevamo giornate passate sui tavoli dei vari assessorati a lavorare per il bene comune improvvisamente mi percepiscono come un appestato. Credo che oggi essere corresponsabili sia rompere lo schema bipolare o tripolare che abbiamo nelle nostre teste e che c’impedisce di accettare che qualcosa di buono possa arrivare anche da chi non la pensa come noi. Guelfi e ghibellini, rossi, neri e bianchi… Coppi e Bartali. Questo è l’Italia. Ma forse un tempo ce lo potevamo permettere, oggi non più. È questo il tempo di superare i particolarismi, le chiusure, i piccoli recinti, per costruire percorsi d fraternità vera e di comunione”.
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