“Il mondo è di chi lo ama”. Il Vescovo nella Messa del Te Deum a fine anno

(testo integrale) 
“Saper essere pronti è una grande cosa! E’ una facoltà preziosa che implica fermezza, analisi, colpo d’occhio, decisione. Saper essere pronti è anche saper partire. Saper essere pronti è anche saper finire. Saper essere pronti è, in fondo, anche saper morire”. (Henri-Frédéric Amiel). Eccoci, Signore, davanti a te dopo aver tanto camminato lungo quest’anno. Se ci sentiamo stanchinon è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili vie. E’ perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre,e non sui moduli semplici dell’abbandono fiducioso in te. Forse mai, come in questo crepuscolo dell’anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente, perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla.

E’ necessario fermarsi a riflettere per rinnovare il nostro grazie a Dio per i doni che ci ha elargito. Il tempo che ci è dato, le persone che ci sono vicine, le cose che sono a nostra disposizione, sentimenti, pensieri, volontà: tutto è Provvidenza di Dio che ci accompagna e con la sua misericordiosa bontà ci sostiene e ci fa vivere.

Ognuno porta nel cuore la propria esperienza, il proprio fardello di preoccupazioni e di dolori, le gioie e le soddisfazioni… e ognuno non può non domandarsi: è stato davvero un buon anno?

Rivolgo un pensiero particolare a quanti con perseveranza e senza clamore, con generosità semplice e sincera, si spendono per il bene del prossimo e per la crescita della comunità cristiana e civile: persone che – spesso ignote al mondo – sono sempre note a Dio, da lui amate e sostenute.

Dobbiamo esprimere un grande, corale ringraziamento per tutto ciò che il Signore continua ad operare nella nostra vita. E’ un ringraziamento che ha molti livelli. Parte dalle cose piccole, normali, quotidiane: da ciò che siamo riusciti a costruire, che ci è stato regalato; da quanto di bello ci è accaduto, ma anche di brutto e negativo.

Certamente dobbiamo ringraziare perché il bene è più grande del male: altrimenti il mondo non reggerebbe. Ci sono più persone oneste che disoneste, più gente che costruisce la vita di quella che la distrugge.

Ciò di cui noi ringraziamo è che Lui continua ad operare, restando con noi. Noi ringraziamo che ci perdona tutte le volte che ritorniamo a Lui, chiedendo la sua misericordia. Noi ringraziamo perché ci dona il Suo Corpo e il Suo Sangue, che niente e nessuno può strapparci. Noi ringraziamo perché continuamente ci dona la sua Parola, ci indica la via; è il nostro Maestro, il nostro Signore. Se, a partire da Lui, guardiamo indietro, ci accorgiamo che il bene seminato, le realtà che vengono costruite nella piccolezza della nostra esistenza, dipendono da quel Bene che è Gesù Cristo.

Siamo qui per dire “Signore resta con noi per sempre. Aiutaci a restare con te ogni istante, a non vivere mai la nostra vita lontani da te”.

“Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita. Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori. Posso, però, ascoltarli e condividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro;

però, quando serve sarò vicino a te. Non posso cancellare la tua sofferenza; posso, però, piangere con te. Non sono gran cosa. Però sono tutto quello che posso essere”. ( Jorge Luis Borges

Il tempo è determinato dalla nostra libertà, è un movimento della libertà. La qualità del tempo è decisa dalle qualità delle nostre scelte: i tempi sono buoni se scegliamo di vivere in Cristo, i tempi sono cattivi se decidiamo di vivere in noi stessi e per noi stessi. Dal come siamo liberi dipende se valorizziamo o sciupiamo il tempo.

Il mondo è di chi lo ama.

Non di rado nel mondo odierno noi ci sentiamo perdenti. Ma l’avventura della speranza ci porta oltre. “Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene prova” (Card. Van Thuan). Quanto sono vere queste parole! Nel cuore di ogni persona c’è un’infinita sete d’amore e noi, con quell’amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla. Ma occorre che il nostro amore sia “arte”, un’arte che supera la capacità d’amare semplicemente umana.

La prova permanente della fede per il cristiano.

La fede non è, se non provata. E questo discende dalla struttura stessa della fede che sgorga dall’ascolto della parola di Dio e si esprime come carità e speranza, in un confronto incessante con lo scorrere del tempo, con la finitezza umana, dunque con la morte e con le tante esperienze di perdita che l’uomo conosce nel suo vivere quotidiano. Quelle che per il credente sono le prove per eccellenza della fede – la malattia, l’incidente, il lutto, la nascita di un figlio portatore di handicap, il male innocente, insomma le grandi crisi che sconvolgono l’esistenza e la fede di una persona – forse non sono che rivelazione del carattere drammatico e paradossale che è costitutivo della fede cristiana. Essa non è rimozione del negativo dalla vita e dalla storia, ma possibilità di attraversarlo e di confrontarsi con esso, avendo Qualcuno a cui rivolgersi, a cui gridare e con cui vivere – anche negli inferni dell’esistenza – una comunione e una prossimità che sono annuncio di salvezza.

 

Vergine del cammino, la tua presenza tra noi è fonte di luce e di speranza. Il nostro camminare è processione senza fine di fatiche e aneliti al cielo: un passo dopo l’altro, gioia e dolore, sconfitta e vittoria; ma anche profondo desiderio di trasformare questo povero mondo in cui viviamo.

Prendici per mano, Vergine tutta di Dio e nostra. Guida e sostieni i nostri deboli passi per il giusto sentiero nella lotta e nella prova. Con te al Signore consacriamo questo nostro camminare affinché per la divina forza creatrice dello Spirito diveniamo sempre più veri pellegrini di Dio.

Ti prego: non togliermi i pericoli, ma aiutami ad affrontarli.

Non colmar le mie pene, ma aiutami a superarle.

Non darmi alleati nella lotta della vita… eccetto la forza che mi proviene da te.

Non donarmi salvezza nella paura, ma pazienza per conquistare la mia libertà.

Concedimi di non essere un vigliacco usurpando la tua grazia nel successo.

Ma non  mi manchi la stretta della tua mano nel mio fallimento.

(R. Tagore)

“Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”  (Nm 6, 23-24)

+ Armando Trasarti