La vicenda dell’adolescente trovata dalla Guardia di Finanza nei giorni scorsi in coma etilico e ipotermia nel Lido di Fano chiede una riflessione su quanto accaduto. Non vuole essere affatto una condanna nei confronti della ragazza e del mondo adolescenziale allargato, ma una presa di coscienza collettiva del fenomeno uso e abuso dell’alcol in questa fascia d’età. Non si può essere miopi dinnanzi a quanto è accaduto e tanto meno silenti, in quanto il problema è grave. Il disagio, ogni tipo di disagio, sappiamo bene che non si vince con l’imposizione. Risulta importante, invece, affrontare con gli adolescenti stessi a cosa vanno incontro nell’abuso di ogni sostanza. È nel dialogo con loro che si può innescare una via feconda di fiducia, di accoglienza, di sostegno e di confronto. Il problema dei vizi che iniziano a farsi strada nel mondo adolescenziale è un tema da affrontare con gli adolescenti, con le famiglie, i genitori, gli insegnanti. Dietro questi vizi non sempre si è a conoscenza di ciò che può comportare nel campo dei rischi. Illuminante, a tal proposito, è l’indicazione chiara del dott. Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol: “Se consumato sotto l’età legale l’alcol può portare a danni irreversibili al cervello. A quindici anni, il cervello di un ragazzo reimposta le proprie funzioni, passando da connessioni tutte emotive a connessioni razionali. L’alcol, agendo su questa trasformazione lascia dei segni irreversibili nell’area cerebrale dell’ippocampo, quella che determina memoria e senso dell’orientamento”. Nel recente convegno sull’<Alcohol Prevention Day> all’Istituto Superiore di Sanità è emerso che le ragazzine italiane bevono sempre di più, tanto che la fascia di età delle giovanissime, dagli undici ai quindici anni, fa registrare una media tripla rispetto alle loro madri, le donne adulte. “Aperitivi, ‘shottini’, superalcolici alle feste – evidenzia il dott. Scafato – e persino il pomeriggio. Preoccupano in particolare le preadolescenti; tra le 11-15enni si registra una media di consumatrici nettamente superiore alla media femminile italiana e superiore a quella registrate per tutte le classi di età esaminate. L’analisi per classi di età mostra che sono a rischio il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze sotto dell’età legale (16 anni), valori che dovrebbero essere pari a zero e che invece identificano circa 475.000 minori che hanno adottato almeno un comportamento a rischio alcol-correlato”. A solo costo di 1 euro, in piccoli bicchierini di vetro e soprattutto di plastica (per portare il bicchierino con sé) in diversi locali del territorio diocesano (non solo a Fano) si vendono questi ‘shottini (da to shot che vuol dire sparare) con base alta di alcol a ragazzi e ragazze minorenni, sapendo che non possono farlo. La nuova moda del bere a pochi soldi, favorendo la loquacità facile, l’accettazione nel gruppo, ma che al terzo e quarto bicchierino si va in coma etilico. E a confermarlo sono i medici e le istituzioni sanitarie di prevenzione all’abuso dell’alcol. Bisogna dire ai ragazzi che non ci si può divertire solo se si beve e che un “semplice modo di fare” può divenire uno stile e un vizio che rovina il cervello, il corpo. Nelle parrocchie, nelle scuole, nei gruppi e centri di aggregazione, nei circoli Acli, negli Oratori si parli di questo fenomeno, dei rischi che comporta e di trovare modalità di dialogo sincero, vero, onesto con gli adolescenti sapendo che reprimere non serve; dialogare e creare alleanze sincere con fedeltà e costanza, alla fine lascia il segno. E tali alleanze rimangono nel tempo. Anche se si deve affrontare lo sconto tra genitori e figli, educatori e ragazzi.
Ufficio Comunicazioni Sociali