“I miei occhi hanno visto”. Alla Cattedra del Dialogo la filosofa Ágnes Heller

Il primo incontro della Cattedra del dialogo è stato dedicato al Cardinale Carlo Maria Martini, uomo del dialogo, vicino e partecipe dei problemi della contemporaneità qualunque fosse la condizione sociale e il credo religioso degli interlocutori… e ispiratore della nostra iniziativa di cui era a conoscenza fin dagli inizi degli anni 2000.
I lavori si sono aperti con la straordinaria presenza di Ágnes Heller, grande pensatrice ungherese, allieva di Lukacs, autrice di originalissime e radicali riflessioni sul rapporto fra etica, storia e società.
Una sala gremita, tante persone rimaste fuori dall’Ipogea per la limitata capienza del locale.
Un pubblico attento di fronte a una donna che ha orientato la sua ricerca sulla teoria dei bisogni in una società insoddisfatta.
Una filosofa della vita che della vita invita a vivere ogni istante. “Un filosofo – afferma nel libro ‘I miei occhi hanno visto’ – è un uomo che mangia, che respira e che contempla le cose…”.
Per l’occasione ha presentato in anteprima il suo ultimo libro “I miei occhi hanno visto”, appunto, (edizione Il Margine), curato da Francesco Comina, giornalista e saggista, e da Luca Bizzarri, dottore di ricerca in comparazione storico giuridica presso l’Università di Ferrara.
Intervistata da Francesco Comina, Ágnes Heller ha raccontato la sua straordinaria avventura di vita e di pensiero attraverso il secolo dei totalitarismi e delle utopie. E’ riaffiorato il ricordo della sua vita nel ghetto, del suo indimenticabile maestro Lucaks, dell’abbandono dell’Ungheria a causa della persecuzione marxista, del periodo trascorso in Australia e infine a New York.
Da sempre la filosofa ha avuto una passione speciale per l’Italia. Nelle prime pagine del suo libro si legge: ”Fu il mio primo viaggio in occidente. Nelle vie, nelle chiese, nei palazzi di Firenze ho incontrato un sogno, o meglio, il mio sogno di un mondo adeguato all’uomo…”.
E così ha continuato, incalzata dalle domande di Comina, a narrare la sua parabola esistenziale senza ipocrisie, con uno sguardo unico e lucido sulle ideologie che hanno da un lato costruito, dall’altro sconvolto il ‘900.
“I miei occhi hanno visto” raccoglie le sue esperienze e il suo vissuto e quindi, oltre a riprodurre i temi di carattere etico-filosofico del pensiero dell’autrice, è anche una testimonianza intensa e drammatica sui passaggi cruciali del secolo breve.

Irene Maria Cavalli