Dio sceglie di rivestire la fragilità umana e di guarire le ferite. Il messaggio di Natale del vescovo Armando

“Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11).
Chiamati ad essere sentinelle del mattino, non vogliamo fingere che non sia notte, ma la nostra speranza non delude: Dio che assume in Cristo la nostra…condizione umana ci illumina da oltre la morte, ci permette di vedere con chiarezza a che punto siamo della notte. Non è una tenebra eterna ed assoluta: un nuovo giorno, un tempo favorevole per l’annuncio del Vangelo, una nuova storia di giustizia, di impegno stanno venendo.

“Se la tua vita splenderà, l’oscurità sarà per te come l’aurora” (Giobbe 11,17).

L’Emmanuele, il Dio-con-noi può accompagnarci nelle vie che conducono verso la luce, verso la fine del tunnel buio in cui ci troviamo.

Una di queste vie è quella della solidarietà, della condivisione, dell’unità, della pace.

Insieme, credenti e uomini di buona volontà, abbiamo il compito di impegnarci per il bene comune.

 

Il compito di Gesù è creare unità nel mondo, unificare l’umanità. Il mondo è sempre più disorientato: non si trova il centro, il senso del nostro vivere, delle cose che utilizziamo.

Dobbiamo scoprire Gesù come centro della nostra vita, guida della nostra storia, guida del mondo: questo è ciò di cui ha bisogno il mondo!

 

Incarnandosi, Dio sceglie di rivestire la fragilità umana.

Egli viene ad abitare le nostre lacerazioni e le nostre sofferenze.

Cristo ci raggiunge là dove noi siamo più in basso, si fa uno di noi per meglio tenderci la mano.

In Lui  Dio accoglie la nostra umanità e in cambio ci comunica la sua stessa vita.

 

La redenzione contiene il dono dell’unità: unità dell’uomo con Dio, unità interiore come guarigione di ciascuna persona, unità di tutta la famiglia umana e di tutta la creazione.

Non possiamo ricevere l’unità in Dio senza ricevere l’unità tra tutti gli uomini.

Affinché l’impegno dei cristiani a sostenere la riconciliazione nel mondo sia credibile è essenziale la ricerca interna di una unità visibile.

 

Siamo coscienti che, come cristiani, abbiamo il dono specifico di preparare cammini di pace e di fiducia nella terra?

Una profonda comunione tra chi segue il Cristo può diventare un fermento unico di pace nella famiglia umana.

Anche con i nostri limiti, anche in circostanze avverse,

Dio ci rende creatori di riconciliazione insieme a Lui.

Cristo ci manda a guarire le ferite di divisioni e violenza intorno a noi.

 

Il senso della vita è arrivare a costruire una famiglia nella pace, nella giustizia, nell’amore, nella felicità: l’unico senso è amare e sentirsi amati! La sola gioia è quella di sentirsi amati e per questo bisogna trovare il senso generale che sta nella figura di Gesù.

La psicanalisi parla oggi di un vuoto interiore nell’esperienza dell’uomo ed è in questo interiore che può trovare “abitazione” l’Ospite sacro. Gesù non vuole essere solo adorato, vuol essere l’amico, l’ospite interiore dentro di noi.

I nostri tempi hanno bisogno di donne e uomini coraggiosi che esprimano con la vita la chiamata del Vangelo alla riconciliazione.

 

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce (Is 9,1); le tenebre provano ad aggredire la luce, ma non riusciranno a spegnerla.

+  Armando  Vescovo