“La croce di Lampedusa ci ricorda che siamo tutti corresponsabili”

14.38ftCroceLampedusa“Quando parliamo di Lampedusa il messaggio è molto chiaro, evidente, provocatorio, ma anche ricco di significato”. Queste le parole del presidente de L’Africa Chiama Italo Nannini all’arrivo, al Pincio, della croce di Lampedusa in occasione della chiusura della Settimana Africana Regionale.

La croce, giunta a Fano dalla provincia di Salerno grazie ad Antonio volontario dell’associazione, è stata portata in corteo, al quale hanno preso parte anche 60 rifugiati  provenienti da Siria, Pakistan e Africa, accolti in alcune strutture di accoglienza della nostra provincia, dalla Cattedrale fino ai giardini del Pincio.

“La storia della croce che viene dal mare è la storia di uomini che vivono sul mare – ha sottolineato Antonio leggendo brevemente la storia della croce di Lampedusa – di mestiere fanno i pescatori. E’ un lavoro duro quello del pescatore. Le loro case sono due grossi pescherecci, si chiamano Giuseppe padre e Mediterraneo. Proprio così, Mediterraneo, come il nostro mare. Giuseppe, il comandante, ha preso lo stesso nome del padre e del nonno, in Sicilia si usa così, serve a ricordare ai figli che devono proseguire il lavoro di famiglia. E poi è tradizione e orgoglio diventare uomo di mare. Giuseppe padre e Mediterraneo escono insieme al largo del Mediterraneo. Si spingono fino a un’isola chiamata Lampedusa. Ne hanno sentito parlare di quell’isola. Si spingono anche oltre sino alle coste africane. ‘E’ l’isola dei migranti’ mormorano a bassa voce. ‘E’ l’isola dove approdano i disperati’. La terra promessa. Spesso capita anche a loro di avvistarli in mare quei disperati e anche di salvarli a volte anche se loro non sono lì per quello. Ci campano con il mare e il mare non sempre dà i frutti sperati. Sul Mediterraneo è imbarcato Samir, lui viene dalla Tunisia. E’ arrivato via mare, lo conosce bene quel mare. La storia racconta di un giorno in cui il mare era particolarmente agitato, agitato come gli animi di quei pescatori. Samir tira le reti quel giorno. Non è una pesca miracolosa. Samir tira su pesci, pochi, legno e cadavere, il cadavere di uno dei tanti migranti, e consegna quei pezzi di legno ad un prete, don Gianni, con la preghiera di costruire una croce e di farla girare per fare in modo che tutti vengano a conoscenza di questa storia”. Presenti all’arrivo della croce, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Fano Marina Bargnesi la quale, visibilmente emozionata, ha ringraziato l’associazione e ha esortato il mondo della politica ad essere sempre sensibile e attenta al tema dell’immigrazione.

Don Marco Presciutti, vicario per la pastorale, ha posto l’accento sul valore della croce di Lampedusa. “Questa croce ci parla di queste vittime, del peccato che sta dietro il fenomeno della migrazione. Ci ricorda che tanti sono costretti a fuggire perché non riescono più a vivere, a rischiare perché il poco che hanno è nulla. Questa croce ci ricorda anche la speculazione sul fenomeno della migrazione, perché ormai si può far commercio con tutto e approfittare di tutto. La croce ci ricorda la chiusura, la discriminazione, la paura dell’altro, la concezione di un mondo diviso con tante barriere, ma anche la speranza, il coraggio di tanti che, ogni giorno, si schierano dalla parte degli ultimi e continuano a credere in un mondo nuovo. Oggi questa croce, raggiungendo il cuore della città, ci provoca e ci richiama alla mente che siamo corresponsabili e che non possiamo tacere. Ci provoca ad incontrare i volti e le storie di chi fuggito e a globalizzare la solidarietà tessendo reti per costruire un mondo che non obbliga nessuno a fuggire, ma che è davvero la casa di tutti”.

Anche Hichman Rachid, portavoce della comunità islamica provinciale, ha voluto portare il suo saluto, sottolineando come l’aspetto più bello dell’ospitalità sia proprio quello di accogliere tutti, senza guardare al colore della pelle, all’origine o alla religione.

Intervenute all’arrivo della croce di Lampedusa anche due operatrici della cooperativa sociale “Labirinto”, che si occupa, fra i vari ambiti, anche di immigrazione, le quali hanno spiegato come opera la cooperativa sul territorio e i progetti che stanno portando avanti a sostegno degli immigrati.

La serata è poi proseguita con l’esibizione del Coro Gospel Slave Song, diretto dal maestro Emidio Marinelli e con la Notte Nera con stand gastronomici, mostre, mercatini e musica con la nota cantante salentina Mama Marjas, la regina del raggae italiano.

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