Un autentico testimone del nostro tempo

spettacolo don tonino belloUna serata ricca di spunti di riflessione, a tratti emozionante, per ricordare la figura di un grande sacerdote, autentico testimone del nostro tempo, don Tonino Bello. La serata di lunedì 17 novembre organizzata dall’Ufficio Pastorale per i problemi sociali e il lavoro in collaborazione con il CMD (Centro Missionario Diocesano), le Acli provinciali, l’Azione Cattolica e la Caritas diocesana, si è articolata in due momenti, il primo dedicato alle testimonianze, il secondo alla performance del doppiatore Luca Violini. Dopo i saluti e l’introduzione di Gabriele Darpetti, direttore dell’Ufficio Pastorale per i problemi sociali e il lavoro, la parola è passata al Vescovo Armando, che dopo aver citato alcuni punti dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco, in particolare per ciò che riguarda la dignità della persona e il lavoro, si è soffermato sul concetto di sobrietà, più volte ripreso nel suo messaggio alle famiglie in occasione della Pasqua 2010, la sobrietà come modo di essere, come stile di vita. “Occorre sobrietà nella parola, nel pensiero, nei desideri, nell’amore. Preghiamo – ha concluso il Vescovo – perché il buon Dio ci preservi da certe ‘vertigini’ e dalla mediocrità”. Parlando, poi, della figura di don Tonino Bello, ha sottolineato, proprio prendendo a prestito le parole del sacerdote, l’importanza di opporsi anche di persona quando si scavalcano le esigenze della comunità. “Quando leggiamo il pensiero di certi personaggi come don Tonino, come La Pira, dovremmo sentire dentro un’inquietudine”. Intervenuta alla serata Santina Mastropasqua, profonda conoscitrice di don Tonino Bello, la quale, partendo dalla biografia di don Tonino, ha delineato il suo pensiero contenuto nel libro “Mistica Arte. Lettere sulla politica” (edizioni La Meridiana) presentato nel corso della serata. “Si tratta – ha spiegato Santina – di quattro lettere che il sacerdote scrisse ai politici del suo tempo, una scelta precisa di costruzione di un dialogo con coloro che potevano determinare le sorti delle città della sua diocesi con l’intento di formarle. La prima lettera nasce dal primo incontro, nel 1985, sul tema “Beati i costruttori di pace”. Don Tonino, che definisce la politica un’arte nobile, ma difficile, paragona i politici ai funzionari di un acquedotto che devono far di tutto affinché arrivi a tutti l’acqua ‘senza inquinarla, senza manipolarla, senza disperderla, senza trattenerla, senza accaparrarsela, senza farsela pagare’. Un invito, quindi a essere funzionari del bene comune da costruire con la gente e per la gente. Nella seconda lettera del 1986, “Capaci di misericordia” – ha proseguito Santina – don Tonino suggerisce ai politici come stare a contatto con il potere sottolineando la dimensione della fedeltà a Dio e agli uomini per non rimanere vittime del potere stesso. Per spiegare tutto ciò prende in esame la parabola del buon Samaritano che ha saputo, come scriveva il sacerdote, vivere ‘l’ora giusta’. Don Tonino, infatti, spiega che esiste l’ora giusta, quella del hic et nunc, del qui e ora, del sopperire all’emergenza dei cittadini che si trovano in difficoltà. Ma non basta. Esiste anche un’ora prima e un’ora dopo, l’ora in cui il samaritano porta il malcapitato alla locanda e provvede a lui per i giorni a venire. Se il politico pensasse solo all’ora giusta, non avrebbe soddisfatto appieno il suo compito, perché non avrebbe pensato all’ora dopo, ovvero il momento in cui occorre strutturare percorsi affinché le persone possano liberarsi dal bisogno dell’emergenza. Credo – ha continuato la Mastropasqua – che questo pensiero sia di grande attualità, se facciamo riferimento in particolare a ciò che sta accadendo nel mondo del lavoro. Con la terza lettera del 1987, “Vegliare nella notte”, don Tonino chiede ai politici quali sono i riferimenti etici a cui si ispirano e li invita a sentirsi pastori del gregge e a vegliare su esso. Nell’ultima lettera, la quarta, del 1988, il sacerdote si sofferma, in particolare, su tre parole: sobrietà, giustizia e pietà, tre caratteristiche che il politico deve avere per servire al bene comune. Don Tonino – ha concluso Santina – era il sacerdote dei segni, colui che alle parole faceva sempre seguire i fatti e spronava tutti al servizio e alla solidarietà”. La seconda parte della serata ha visto la partecipazione del doppiatore Luca Violini che, con grande delicatezza e profondità, ha dato voce al pensiero di don Tonino attraverso lo scritto di Francesco Cardinali “Chiamatemi…don Tonino”, il racconto appassionante di una scoperta: don Tonino Bello.