I consultori, la “carezza” della Chiesa alle sue famiglie

assemblea 8-6-15 consultorioIl consultorio familiare diocesano è stato al centro della terza giornata dell’Assemblea Pastorale Diocesana tenutasi lunedì 8 giugno al Centro Pastorale Diocesano. Dopo l’introduzione di don Francesco Pierpaoli, presidente dell’Associazione La Famiglia e direttore del Consultorio, la parola è passata al Vescovo Armando. “Dopo tre decenni ci sembrava giusto ridare nuovo vigore, nuova grinta al consultorio familiare diocesano. Quando penso al consultorio non penso a una ‘clinica finale’, ma a una formazione preventiva. Il primo compito per la nuova struttura sarà  sicuramente quello di farsi conoscere e presentarsi sul territorio”. Don Edoardo Algeri, consulente ecclesiastico della Confederazione Italiana Consultori di ispirazione cristiana, è entrato nel vivo dell’argomento sviluppando il tema “Il consultorio a servizio della vita quotidiana della famiglia e le alleanze nel territorio”. “Se la pastorale della famiglia si prende cura soprattutto dell’annuncio e della celebrazione del matrimonio – ha sottolineato don Edoardo – il consultorio si prende cura soprattutto del servizio alla famiglia, si fa compagno della vita quotidiana delle famiglie ed è al suo fianco nei momenti della prova e delle transizioni nelle diverse stagioni della vita. Un autorevole maestro della pastorale familiare ha potuto qualificare i consultori come la ‘carezza’ che la chiesa dedica alle sue famiglie. In continuità con l’impegno proprio della chiesa in favore delle famiglie si pongono i consultori familiari di ispirazione cristiana, in quali, mantenendo la propria peculiarità, si affiancano alla pastorale familiare. Risulta di grande importanza la loro cordiale collaborazione, per offrire, accanto all’annuncio e alla proposta formativa, il supporto di consulenza e prevenzione”. Don Algeri si è poi soffermato, citando il documento dell’Ufficio CEI per la pastorale della famiglia, sulle finalità del consultorio familiare di ispirazione cristiana. ““Il consultorio familiare può essere considerato come una organizzazione sociale che ha relazioni con l’ambiente circostante secondo una struttura di scambio. Uno scambio che si attua sia nei confronti dei servizi sociali e territoriali sia verso le persone che vi si rivolgono”. In effetti, tutti i termini usati per descrivere lo specifico del servizio consultoriale riguardano la dimensione dinamica (processi di scambio, di integrazione, di sviluppo); contengono l’idea della complessità, dell’apertura, della flessibilità, sia che si riferiscano alla metodologia che ai contenuti, alle finalità e allo stile che caratterizzano le relazioni organizzative (interdisciplinarità, integrazione, collegialità, lavoro di rete). In questa ottica il consultorio familiare, almeno secondo la legge istitutiva e nelle aspettative, avrebbe dovuto realizzarsi come uno dei centri di collegamento tra servizi formali e informali, tra volontariato e istituzioni, tra professionisti della relazione di aiuto e reti familiari e amicali. In tale prospettiva, si può dire che il consultorio familiare avrebbe ancora molte carte da giocare, per concorrere nel territorio ad un lavoro di rete che mobiliti tutte le agenzie sociali e una integrazione di risorse, coinvolgendo politici, amministratori, operatori sociali e sanitari, volontariato, famiglie, mass media. Ciò comporta di valorizzare meglio la dimensione organizzativa nella formazione degli operatori consultoriali, anche perché – laddove esiste – è focalizzata più sugli aspetti della consulenza e sulle tecniche del colloquio che sulla prevenzione e sul lavoro sociale”. In conclusione don Edoardo si è soffermato sull’importanza, all’interno del consultorio, di una equipe in cui sia presente anche il consulente etico. “Il buon funzionamento dell’équipe è legato alla presenza e alla valorizzazione delle figure professionali dell’area psicosociale, alla frequenza delle riunioni, alla individuazione di una figura che si faccia carico esplicitamente del coordinamento della équipe e della organizzazione . Un ruolo significativo all’interno dell’équipe del consultorio è svolto dal consulente etico, mentre il consulente ecclesiastico presente nel consultorio cura i rapporti tra il consultorio, la comunità cristiana e il territorio, nonché il mantenimento e la crescita della ispirazione cristiana di tutti gli operatori del consultorio familiare”. La parola è poi passata a Cristiana Santini, psicologa e psicoterapeuta, la quale si è soffermata sul consultorio davanti alla realtà del nostro tempo, con particolare riferimento all’importanza dell’ascolto. “C’è una radice malata – ha esordito la Santini – nei legami fra le persone. Viviamo in un tempo in cui siamo iperconnessi e, nonostante ciò, le persone sono sempre più disconnesse fra di loro. Ed ecco che aumentano le patologie derivanti proprio da questa solitudine. Siamo in un tempo in cui, nelle relazioni, non riusciamo più a dare fiducia all’altro perché la fiducia viene concepita solo come un qualcosa che si deve meritare mentre la fiducia è a fondo perduto. Noi non siamo più pronti a correre rischi, vogliamo solo certezze, dobbiamo prevedere e calcolare tutto. Nell’ottica di tutto ciò – ha proseguito Cristiana Santini – il consultorio deve essere un luogo che può raccogliere un malessere prima che questo venga etichettato e che questo malessere possa trovare ascolto, un luogo, quindi, in grado di offrire occasioni di incontro e di ascolto umano ovvero di un ascolto che permetta all’altro di scoprire se stesso”. Si è poi aperto un dibattito dove è emerso il ricordo grato di chi, negli anni passati con professionalità e gratuità, ha lavorato nel consultorio. “Solo il tempo che cambia – ha sottolineato don Francesco Pierpaoli – e le nuove sfide motivano una nuova presa di coscienza su quanto può essere fatto. Certamente il consultorio chiede un lavoro di rete all’interno della comunità cristiana (parrocchie, oratori, movimenti e associazioni) e con le istituzioni civili (Amministrazione comunale, scuola, ospedale). Molto gradita la presenza dell’assessore Marina Bargnesi che ha manifestato apprezzamento per l’attenzione che la nostra Chiesa locale ha nei riguardi delle persone e delle famiglie. “E’ solo il primo passo – ha concluso don Pierpaoli – di un cammino in cui tutti debbono sentirsi coinvolti. Nessuna parrocchia e nessun territorio è così povero da non poter rispondere, con i propri talenti, alla necessità di accompagnare le famiglie e le persone in un mondo che cambia”.

Relazione integrale di don Edoardo Algeri

EP