“Divane Dignity è un segno profetico”

16.01ftBattesimoDivane1“Per noi oggi il volto di Cristo si manifesta in questo bambino”. Con queste parole don Vincenzo Solazzi ha aperto la celebrazione del battesimo di Divane Dignity, il piccolo rifugiato di quattro mesi ospite insieme alla madre Collins nella struttura di prima accoglienza a Roncosambaccio.
Ha proseguito don Solazzi, nell’omelia che ha voluto indirizzare ai tanti giovani presenti – “veder Gesù in lui significa stupirci della vita e decidere nel cuore di lottare perché tutti sappiano commuoversi di fronte alla dignità della vita, come quella meravigliosa donna di Medici Senza Frontiere che ha aiutato la sua mamma stremata a partorire. Qualche mese fa – ha sottolineato don Vincenzo Solazzi – è bastata la foto del bimbo siriano morto sulla spiaggia a scuotere l’Europa: possa anche il volto sereno e pieno di vita di Divane in braccio a sua madre scuoterci da ogni indifferenza verso il miracolo della vita! Esagerando un po’ possiamo dire noi ‘Je suis Divane Dignity’ – ha terminato don Solazzi – perché proprio nelle sfide più grandi i giovani sanno dare il meglio di sè e chi crede sa di non essere solo a realizzare i suoi desideri di bene.
Tantissimi i fedeli della Diocesi, gli immigranti ospiti nelle varie strutture nel territorio diocesano, sacerdoti e diaconi che non hanno voluto mancare a questo momento di festa e gioia vissuti nel segno della condivisione e integrazione. Una Santa Messa che è stata celebrata in tre lingue (italiano, inglese e francese) e che ha visto don Vincenzo Solazzi – responsabile dell’ufficio Migrantes della Diocesi – emozionato e commosso per questo evento che, come ha definito il vescovo Armando nel giorno dell’Apertura della Porta della Misericordia in Diocesi, “Divane è il simbolo di questo anno Santo”. Presenti, alla celebrazione, anche il sindaco di Fano Massimo Seri e l’assessore alle Politiche Sociali Marina Bargnesi che non ha fatto mancare la propria voce, incoraggiando, durante la preghiera dei fedeli, i presenti a cogliere i segni della sofferenza e della speranza di questi nostri fratelli profughi e richiedenti asilo. La festa è continuata poi nella sala “Don Benzi” all’insegna della condivisione e della musica.

Michele Montanari

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