“Lì dimora la presenza di Dio”

Il vescovo Armando nell’ambito della XXIV Giornata Mondiale del malato e in occasione del Giubileo del Malato nelle giornate di martedì 16 e mercoledì 17 febbraio ha fatto visita all’ospedale Santa Croce di Fano per il consueto incontro con i pazienti, i malati e tutto il personale sanitario della struttura ospedaliera. Accompagnato da don Marco Polverari, cappellano dell’ospedale, il Vescovo partendo dal reparto di Geriatria, proseguendo poi in Pediatria e visitando tutti i reparti del nosocomio fanese ha incontrato e donato una parola a tutte le oltre cento persone incontrare in questa visita ribadendo che la sanità parte dal malato, dal prendersi cura dei pazienti e dare loro la dignità.
Giovedì 18 alle ore 16.00 in Cattedrale il Vescovo ha celebrato la Santa Messa con il rito dell’unzione degli ammalati.
Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato che – riprendendo le parole della lettera alle famiglie per la Pasqua 2016 – “prendersi cura delle persone è un atto che richiedere una forma d’intelligenza ampiamente incompresa: l’amore. Solo la compassione e la generosità possono salvare e guarire l’uomo e il mondo.”
“Il “buon samaritano” del Vangelo (Lc 10, 25-37) offre al cristiano una traccia di comportamento caritativo esemplare. Appresta all’infortunato le cure immediate, lo trasporta al pronto soccorso, paga per le cure più appropriate, s’impegna a ritornare per vedere il malato. Il primo atto di Misericordia verso il malato è impegnarci perché abbia una cura efficace, nell’ambito di una reale protezione sanitaria.”
Ha proseguito il vescovo Armando – “c’è qui un grande spazio per l’esercizio della misericordia, soprattutto per i malati che non hanno nessuno. Dovunque ci sono malati, lì il Signore da appuntamento ai cristiani”.
Il capezzale di un malato non è il luogo adatto a una lezione di teologia, piena di certezze, di sapere e di potere. Non bisogna mai presumere di “sapere” ciò di cui il malato ha bisogno meglio del malato stesso, né essere convinti di possedere i requisiti per consolarlo efficacemente.”
“Per indicare la visita al malato l’ebraico usa il verso ra’ah, che significa “vedere”, ma questo “andare a vedere il malato” significa più in profondità “ascoltare il malato stesso, lasciare che sia lui a guidare il rapporto, non fare nulla di più di quanto egli consente, attenersi al quadro relazionale che egli presenta. Il malato è il maestro!”.
Infine il Vescovo ha evidenziato come – “Gesù dice che in ogni malato facciamo visita a lui. Qui Gesù radicalizza un’intuizione che segna già la spiritualità ebraica. Nella tradizione ebraica c’è un’indicazione per la visita ai malati: ‘quando fai visita a un malato, non ci si sieda sul suo letto’. Perché? Perché lì dimora la presenza di Dio.”
Nella celebrazione poi hanno ricevuto il sacramento dell’Unzione degli infermi dalle mani del Vescovo tutti i malati che lo hanno richiesto e i ragazzi di “Casa Penelope” di Fano.

Michele Montanari

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