“La forza plasmatrice dell’Eucaristia”

“L’Eucaristia è una persona, non un oggetto o una cosa. Quando mi prostro davanti all’Eucaristia mi prostro davanti a una persona”. Con queste parole il Vescovo Armando ha introdotto il Quaresimale che si è tenuto lunedì 13 marzo nella Basilica di San Paterniano. “Se non avvertiamo l’Eucaristia come persona viva – ha proseguito il Vescovo – il cuore non può aprirsi in pienezza. Se l’Eucaristia non ci fa vibrare, non ci commuove, è perché non la sentiamo persona viva”. Il Vescovo si è, poi, soffermato sulla Comunione Eucaristica come momento culmine della giornata di ogni credente, documento di come il Signore vuole essere vicino a noi, nella nostra vita. “L’Eucaristia è la prova che Gesù ci ama uno per uno, che si dà tutto a ciascuno di noi. L’Eucaristia è il vertice della donazione di Cristo all’uomo, più in là di questo Cristo non poteva andare”. Nella prima parte della riflessione del Quaresimale il Vescovo si è soffermato sull’Eucaristia come sintesi di tutta la vita di Gesù. “L’Eucaristia è la sintesi di tutta la vita di Gesù, una sintesi globale di tutto l’essere di Gesù come il Figlio donato, amato. Tuttavia – ha proseguito il Vescovo citando Carlo Maria Martini – se poniamo attenzione ai simboli specifici credo vi si possa riconoscere, tra i vari aspetti del passaggio, quello del sacerdote che si fa vittima. Il pane e il vino sono due materie che nell’Antico Testamento venivano offerte liberamente dal sacerdote, ma come realtà altra da lui, che ne stava fuori. Gesù sacerdote invece offre se stesso sotto i due segni, il pane e il vino, e tale indicibile passaggio viene commentato da Giovanni 13,1 “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Il sacerdote non recita la Messa, si coinvolge personalmente per i peccati del mondo, si lascia triturare, schiantare per redimerli nel suo corpo e nel suo sangue. Nell’Eucaristia abbiamo la concentrazione di tutti i misteri redentivi. E se volessimo – ha proseguito il Vescovo – ancora approfondire il gesto del pane e del vino come corpo e sangue del sacerdote della nuova alleanza, del Figlio donato, potremmo vedere realizzato questo atteggiamento negli altri due luoghi del triangolo: il Getsemani (“non  la mia volontà ma la tua volontà si compia”) e la croce (“nelle tue mani affido il mio spirito”). Dal cenacolo al Getsemani alla croce si compie la rivelazione definitiva dell’amore del Padre poi espressa nella Risurrezione”.

La forza plasmatrice dell’Eucaristia è stato il tema su cui si è incentrata la seconda parte della riflessione del Vescovo. “L’Eucaristia ci unisce a Gesù e ai nostri fratelli e ci sospinge con Gesù e i nostri fratelli verso il Padre. Ogni fedele – ha proseguito il Vescovo – sa che mentre il cibo materiale si trasforma nell’organismo di chi lo assume, Gesù nell’Eucaristia conforma a sé chi si nutre di Lui. Il cristiano che si comunica si trasforma nella linea del sentire e dell’agire di Cristo, assume comportamenti evangelici. L’Eucaristia non è devozione, è sacramento. Il cibo eucaristico fa di molti un solo corpo, il corpo di Cristo. Questa Eucaristia dunque configura nel tempo un popolo che esprime a livello sociale la forza dello Spirito di Cristo che trasforma anche la storia. Mettere l’Eucaristia al centro vuol dire riconoscere questa forza plasmatrice dell’Eucaristia stessa, disporsi a lasciarla operare in noi non solo come singoli, ma anche come comunità cristiana, e accettare le condizioni e le implicazioni di questo evento unico e rivoluzionario che è la Pasqua immessa nel tempo dell’uomo”.

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