Annunciare agli uomini di oggi “la gioia del Vangelo”

“Ogni generazione è chiamata a costruire la Chiesa di Cristo aperta al mondo e accogliente verso gli altri” è stato il tema dell’assemblea diocesana che si è tenuta domenica 19 marzo al Centro Pastorale Diocesano. A relazionare è intervenuto don Luciano Avenati, parroco “terremotato” di Preci (PG), che ha avviato la sua argomentazione partendo dalla vocazione della Chiesa ad accogliere, vivere, testimoniare, annunciare agli uomini di oggi “la gioia del Vangelo”, gioia “contagiosa”, perché “ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che vive una profonda liberazione, acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri.” (EG n. 9). Fonti immediate dell’impegno di tutti i battezzati per l’edificazione della chiesa sono, in ordine cronologico inverso, le esortazioni apostoliche “Evangelii Gaudium” di papa Francesco ed “Evangelii nuntiandi” del beato Paolo VI, e i documenti del Concilio Vaticano II, “bussola” per la chiesa del terzo millennio secondo l’immagine usata da san Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

L’attenzione di don Luciano si è concentrata sulla chiesa locale, la diocesi, dove si fa abituale esperienza di fede e di fraternità evangelica. Dice il Concilio che “le chiese particolari (le diocesi) sono formate a immagine della chiesa universale: in esse e a partire da esse esiste l’una e unica chiesa cattolica” (LG n. 23). Il relatore ha sottolineato due caratteristiche della Chiesa popolo di Dio: la “comunione”, cioè l’unione in Cristo di tutti i battezzati, e la “sinodalità”, cioè la necessità di “camminare tutti insieme” per l’attiva partecipazione di tutti i membri della chiesa.

Ogni generazione di cristiani, in stretto collegamento con le generazioni precedenti e aperta a quelle future (è assolutamente improduttivo, oltre che storicamente falso, il “si è fatto sempre così”!), è chiamata a dare il proprio originale contributo per la costruzione della Chiesa in vista della missione ricevuta dal suo Signore e da attuare sotto la guida dello Spirito di Dio.

Di qui l’urgente interrogativo: quale chiesa locale vogliamo costruire? Alcune indicazioni:

– a fondamento di tutto sta “la Parola di Dio” incontrata nella “lectio divina”, cioè in una lettura orante, che permetta di entrare in profondo e vitale rapporto con il testo biblico

– è indispensabile rafforzare il senso di appartenenza alla propria chiesa. L’appartenenza alla chiesa “è come un cognome: se il nome è “sono cristiano”, il cognome è “appartengo alla chiesa” (papa Francesco). Don Luciano ha semplificato: “Il mio nome è cristiano, il cognome è Chiesa!”

– la manifestazione più significativa della Chiesa e della sua edificazione è l’eucaristia soprattutto quando è presieduta dal vescovo con il suo presbiterio e gli altri ministri nella chiesa cattedrale. Di qui la necessità di riscoprire la celebrazione eucaristica domenicale come indispensabile alimento della vita ecclesiale e della missione evangelizzatrice. E’ grave responsabilità della comunità cristiana curare adeguatamente la preparazione dell’eucaristia della domenica, con una particolare attenzione all’omelia

– è necessario ritrovare le motivazioni che fondano la “corresponsabilità” nella chiesa, attivando gli “organismi di comunione”: consigli pastorali e per gli affari economici a tutti i livelli, parrocchiale, vicariale, diocesano. La vita e la missione della chiesa devono “stare a cuore” a tutti i cristiani

– la Chiesa esiste per il mondo e al suo servizio, soprattutto a favore degli uomini svantaggiati e feriti dalla vita. Perciò il comportamento dei cristiani e delle comunità cristiane si caratterizza per la compassione, la simpatia per questo nostro mondo, la cordialità verso tutte le persone senza esclusioni di sorta, la misericordia

– è da evitare, infine, ogni forma di chiusura, imparando a incrociare le strade degli uomini per una “chiesa in uscita”, cioè una chiesa aperta a tutti gli uomini e a ciascuno colto nella sua personale situazione, avendo a cuore le persone prima della strutture, dei programmi, delle iniziative.

   Di qui scaturiscono, fra le tante, due particolari attenzioni:

– la formazione di laici che si giocano la loro credibilità in primo luogo nella dedizione al bene comune e alla edificazione della casa comune, cioè la città e il mondo

– la cura delle famiglie, tenendo conto di quelle in difficoltà e di quelle che fanno fatica a vivere e anche ad accogliere la bellezza della proposta cristiana

La bella e incisiva relazione, arricchita dagli interventi dei partecipanti, è stata particolarmente apprezzata e gradita sia per la chiarezza dell’esposizione, sia per i validi contenuti, sicuramente utili per noi, sia per la testimonianza viva di don Luciano: si sentiva nel suo parlare non solo preparazione teologica e pastorale, ma anche e soprattutto il riflesso di una esperienza di vita ecclesiale concretamente vissuta. Il disastroso terremoto dei mesi scorsi ha messo duramente alla prova la ricchezza di umanità e di fede della gente della Valle Castoriana dove don Luciano è parroco, ma non l’ha affatto cancellata, anzi ha forse permesso di purificarla e di rafforzarla.

a cura di don Ugo Ughi