“L’umanità deve prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita”

La nostra Diocesi, in sintonia con la Chiesa nazionale, ha celebrato sabato 1 settembre, nell’abbazia benedettina di San Lorenzo in Campo, la 13esima giornata per la custodia del creato. E anche quest’anno lo ha fatto in collaborazione con la Chiesa ortodossa, ma anche “in comunione” con tutti i fratelli cristiani della regione. Significativa anche la scelta dell’Abbazia di San Lorenzo per celebrare la giornata, in quanto nella cripta sono contenute reliquie del corpo di San Demetrio, particolarmente caro alla Chiesa ortodossa che lo venera come “megalomartire”.
Il pomeriggio, organizzato dall’ufficio pastorale per i problemi sociali e il lavoro in collaborazione con la Commissione Ecumenica e del dialogo interreligioso, è iniziato con una passeggiata nella natura a cui hanno preso parte diversi giovani che hanno dato voce ad alcuni brani dell’ Enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco. Poi, la celebrazione ecumenica presieduta dal Vescovo Armando alla quale hanno preso parte anche Padre Victor Ciloci del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e Padre Costantin Cornis della Diocesi Ortodossa Rumena.
“L’umanità – ha sottolineato il Vescovo – deve prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo. A tre anni dall’enciclica ‘Laudato Sì’ di Papa Francesco, i temi che tratta sono drammaticamente attuali ed è più che mai necessario un cambio di passo anzi una vera e propria rivoluzione, una rinnovata alleanza con la terra che abitiamo che gridi giustizia, che sia capace di mettere l’umanità di fronte alle proprie responsabilità e che promuova l’autentico sviluppo integrale di ogni uomo. Oggi però, sottolineano i vescovi italiani nel messaggio per questa 13esima giornata nazionale per la custodia del Creato, ci sentiamo talvolta come se tale alleanza fosse intaccata: sempre più spesso la nostra terra è devastata da fenomeni atmosferici e da inquinamento diffuso. Le prime vittime sono spesso i poveri e le persone più fragili sovente costrette a fuggire dalle loro terre alimentando il flusso dei cosiddetti profughi ambientali. Accanto ai cambiamenti climatici – ha proseguito il Vescovo – vi sono altri fenomeni preoccupanti: inquinamento dei suoli, fertilizzanti in agricoltura, acque sporche non correttamente trattate, scarti industriali che finiscono in fiumi e mari. Anche in Italia urgono politiche adeguate, dall’assetto idrogeologico alla prevenzione degli incendi, dall’adeguamento antisismico alla gestione del territorio a rischio. L’invito dei vescovi italiani è quello a non cedere alla rassegnazione e a promuovere scelte e impegni per il bene comune, risposte collettive che superino interessi particolari anche per le generazioni future e per tutte le creature. La sfida, secondo i vescovi, non interessa solo economia e politica. C’è nella prospettiva pastorale da ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo per orientare a nuovi stili di vita e a un consumo responsabile così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità”.