A guardia bassa incontro a Gesù

Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia del Vescovo Armando nella Concelebrazione Eucaristica nella Basilica di Loreto del 3 dicembre scorso in occasione del pellegrinaggio interdiocesano con la Diocesi di Senigallia.

A guardia bassa incontro a Gesù

Lasciamoci incontrare da Gesù “con la guardia bassa, aperti” affinché egli possa rinnovarci dal profondo della nostra anima.

Il cammino di Avvento è “un nuovo cammino di Chiesa, un cammino del popolo di Dio, verso il Natale. E camminiamo all’incontro del Signore. Il Natale è infatti un incontro: non solo una ricorrenza temporale oppure un ricordo di qualcosa di bello. Il Natale è di più. Noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Dunque nel periodo dell’Avvento camminiamo per incontrarlo. Incontrarlo con il cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è; incontrarlo con fede. Andiamo con gioia incontro al Signore.

In verità, non è facile vivere con la fede. Il centurione Matteo (8, 5-11) ha fatto un cammino per incontrare il Signore. Ma l’ha fatto con fede. Per questo non solo lui ha incontrato il Signore, ma ha sentito la gioia di essere incontrato dal Signore. Questo è l’incontro della fede: incontrare il Signore, ma lasciarci incontrare da Lui.

Quando ci limitiamo solo a incontrare il Signore, siamo i “padroni” di questo incontro. Quando invece ci lasciamo incontrare da lui, è lui che entra dentro di noi e ci rinnova completamente. Rifare tutto di nuovo, rifare il cuore, l’anima, la vita, la speranza, il cammino.

Lasciarci incontrare da Lui: farlo con cuore aperto perché lui mi incontri, mi dica quello che vuole dirmi, che non sempre è quello che voglio che Lui mi dica. Lasciarci incontrare dal Signore significa in definitiva lasciarci amare dal Signore.

Facciamo questo cammino con alcuni atteggiamenti che ci aiutano:

  • La perseveranza nella preghiera: pregare di più
  • L’operosità nella carità fraterna: avvicinarci un po’ di più a quelli che hanno bisogno
  • La gioia nella lode del Signore

Il principio della fede

“Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente (Mt 8,6)

  • Il primo livello della fede è la conoscenza del nostro limite, della nostra impotenza. Cessa il delirio di onnipotenza e ogni illusione; invece di abbatterli nella delusione, ti rivolgi al Signore nel tuo limite, nel tuo bisogno. Sei bisogno di Dio e di vita; l’uomo è bisogno di Dio. Ed è proprio chi riconosce il proprio bisogno, il proprio limite, se ha coscienza del limite, che scopre Dio nel suo limite. Il mio limite è il luogo della comunione, del contatto, come con le altre persone, così con Dio. Quindi la fede nasce sempre sul limite. Non bisogna aver pudore dei propri limiti e dei propri bisogni, è importante conoscerli e non rassegnarsi. Dio non sarà un Dio tappabuchi, ma certamente un Dio che riempie l’uomo, che è un buco di Dio in fondo: è bisogno assoluto di Dio. Per cui se avverti la necessità, avverti il senso del limite fatti avanti davanti al Signore, chiedi aiuto.

 

“Signore io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, sì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Mt 8,8)

  • La seconda caratteristica della fede: Io non sono degno, cioè l’umiltà che non pretende. Questa umiltà non è che rinuncia ad andare oltre il limite, è l’unica forza che va oltre: Io non sono degno, però ho fiducia in te. Cioè l’umiltà è il capire che io non posso, ma l’altro può. Per cui l’umiltà non spegne il desiderio, ma proprio questo lo alimenta perché l’umiltà va oltre il desiderio di ciò che posso fare io. Questa umiltà diventa fiducia, invece che disperazione.

“Perchè anch’io sono un subalterno, ho soldati sotto di mee dico a uno: Và, ed egli và, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa questo ed egli lo fa” (Mt 8,9)

  • La terza caratteristica delle fede è l’efficacia illimitata della Parola: una fiducia illimitata nella Parola, nella potenza della Parola di Dio.

Sono le tre caratteristiche della fede: la coscienza del bisogno esposta davanti a Dio, l’umiltà e la fiducia nella Parola. Se io non credo che Dio mantiene quello che ha detto è chiaro che non me lo dà, perché non lo voglio, non ci credo. La Parola di Dio diventa vera quando penso che è vera, allora è vera; è sempre vera, ma per me non lo è fino a quando non la voglio.

La fede è credere alla Parola di Dio e alle sue promesse. La Parola di Dio resta in eterno; Dio le sue promesse le mantiene, quando noi siamo disposti a riceverle. E’ questo il vero miracolo, non che lo zoppo cammini. Va bene potrà camminare. Che io creda alla Parola di Dio è il vero miracolo che mi fa diventare figlio, mi fa camminare da figlio e da fratello per tutta la vita. Questo è il miracolo, la fiducia nella Parola. Ed è la guarigione dalla radice di tutti i mali. Il male è venuto dal peccato di Adamo che non ha creduto alla Parola di Dio. Il bene viene da chi crede alla Parola di Dio, come Abramo ha creduto alla promessa, che sembrava impossibile e si è compiuta.

“All’udire ciò, Gesù si meravigliò molto e disse a quelli che lo seguivano: In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande” (Mt 8,10).

Davanti alla fede Dio si meraviglia. È la più bella sorpresa per Dio: la fede. E’ bello pensare che noi possiamo meravigliare, stupire Dio.

Gesù si rivolge a quelli che lo seguono, cioè siamo noi e i primi erano Ebrei, e pone come esempio della fede un pagano. Si va dalla fiducia in Gesù, che può e vuole guarire, all’accoglienza della sua persona, all’apertura sincera e totale che sfocia nella fede.

Oremus. Signore mio Dio dì all’anima mia: “Sono io la tua salvezza” (Sal 34,3). Che io corra dietro a questa voce. La casa della mia anima è troppo angusta perché tu possa entrarvi: dilatala Tu. E’ in rovina: restaurala tu (Sant’Agostino. Confessioni 1,5 – 6). Risparmia al tuo servo le colpe altrui.