Domenica 10 marzo, in Cattedrale, il Vescovo ha presieduto la Santa Messa con il rito dell’iscrizione del nome dei catecumeni, provenienti da Italia, Nigeria, Ghana e Sud America, nel registro dei battezzati. Con loro, i padrini e le madrine che li accompagneranno nel cammino di fede.
Nell’omelia, il Vescovo si è soffermato sulle tentazioni narrate nel Vangelo di Luca. “In Luca si sottolinea che Gesù viene condotto nel deserto dallo Spirito Santo. Il testo evidenzia che non è il diavolo che prende l’iniziativa, ma è lo Spirito stesso, sceso su di lui nel battesimo, a portarlo nell’inospitale e desolato deserto. Sembra quasi dirci che non ci può essere fede nel cammino cristiano senza il vaglio della prova. D’altronde l’amore non si misura nelle prove? La fedeltà non si misura nel momento della crisi? Luca si premura di avvertirci che il diavolo ha tentato Gesù in ogni modo. Quelle che ci riporta sono in realtà tipiche dell’identità, non tanto insistendo su chi Gesù sia o non sia, ma sul modo in cui intenda manifestarsi al mondo come Figlio di Dio. Il diavolo non ha dubbi che Gesù sia Figlio di Dio, però contesta il suo modo di vivere da Figlio: propone a Gesù l’immagine di un Figlio che ama la soluzione facile alle questioni più basilari della vita, come quella del cibo”.
Il Vescovo si è poi soffermato su una grande tentazione, quella del potere e della gloria. “Il Vangelo li collega alla possibilità di ricevere “tutti i regni della terra”. L’adorazione del diavolo come via per ottenere potere a fama è tema letterario importante. Ma qui l’evangelista, oltre a gettare uno sguardo umano sui regnanti che sarebbero tutti più o meno implicati con il male, ci presenta un Dio che rinuncia ad affermarsi come potente e a esercitare un peso sugli uomini. L’adorazione di Dio non porta a gloria e potenza, ma lascia liberi: non si può usare Dio per raggiungere il prestigio. E se ciò accade significa che si è scelto un simulacro di Dio che cela dietro a sé il maligno. Infine, il diavolo conduce Gesù sul pinnacolo del Tempio, invitandolo a manifestarsi come glorioso, circondato da angeli che lo sorreggono. E’ la via della gloria che non transita per la croce, ma per una via sacrale: il tempio, gli angeli, il volo sono elementi che rimandano a un culto solenne e disincarnato. E’ la tentazione per antonomasia, rivolta a Gesù: raggiungere la gloria senza passare per la morte. La Quaresima – ha concluso il Vescovo rivolgendosi anche ai catecumeni – non è tempo di lutto, ma tempo gioioso perché questa potatura, questo albero che diventa secco, diventerà la notte di Pasqua un albero fiorito”.
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