“La famiglia vive: il perdono, la paternità e l’ascolto”

Si sono svolti al Santuario “Oasi San Giuseppe” di Spicello di San Giorgio, gli esercizi spirituali per giovani famiglie organizzati dalla Pastorale Familiare sul tema “la famiglia vive: il perdono, la paternità e l’ascolto”. Ad introdurre la tre giorni, a cui hanno partecipato 14 famiglie della Diocesi e non solo, il diacono Carlo Berloni che ha proposto una riflessione sull’essere accoglienti. L’”io accolgo te”del sacramento del matrimonio diviene un movimento continuo, fatto di gesti e parole, di accoglienza quotidiana che ci mette alla prova e ci arricchisce, ci rinnova e ci apre le porte all’amore pieno di Dio. Solo accogliendo l’altro accogliamo il Dio fatto uomo. La giornata di sabato è stata occasione di grande ricchezza grazie alla riflessione di don Egidio Tittarelli (responsabile Pastorale familiare di Macerata). “Siamo tentati di stare fermi la dove siamo, di non accogliere la chiamata a lasciarci condurre da Dio – ha detto don Egidio – di decidere da soli senza l’altro, ma l’incontro con Dio e’ sorprendente, ci chiede di abbandonare ogni forma di tristezza, di divisione per vivere nella speranza”. Siamo chiamati alla gioia, a vivere la riconciliazione come occasione per giungere alla verità liberante che ci “tira fuori dal sepolcro”. Dio non è colui che ci limita, che ci chiede di NON fare, che ci tormenta ma è la fonte della vita, della gioia della positività che rigenera. Questa esperienza di verità e di gioia è ciò che ci spinge alla missione raccontando ciò che Dio ha fatto per noi. Un’ altra perla, nel percorso di riflessione l’ha portata, nell’incontro rivolto ai papà, il prof. Francesco Giacchetta, docente all’istituto Teologico Marchigiano. Essere padri oggi vuol dire seguire l’esempio di San Giuseppe, uomo giusto, che ha assunto con fede e responsabilità il ruolo di padre, adottando il figlio di DIO. “La paternità – ha detto Giacchetta – è una assunzione incondizionata e illimitata di responsabilità nei confronti dei figli”. Adottare vuol dire riconoscere che la nostra vita di padri cambierà per sempre, nulla sarà più come prima. I padri sono chiamati a insegnare ai propri figli il rispetto delle regole, un rispetto umanizzante e giusto capace di affrontare gli inevitabili conflitti educativi. E’ innegabile – ha concluso il professore – l’emergenza educativa presente nella nostra società, un’emergenza che è da imputare però agli adulti che hanno delegato l’educazione a nonni, istituzioni, associazioni ecc. Nel rapporto pedagogico non ci deve essere democrazia ma ferma autorevolezza capace di trasmettere ai figli punti fermi su cui crescere. Non ci sono ricette preconfezionate per essere bravi padri ma solo una grande umiltà nel riconoscersi limitati ma con il desiderio di donarsi senza condizioni ai propri figli. Gli esercizi si sono conclusi domenica con la riflessione del Vescovo Mons. Armando Trasarti che ha esortato le famiglie a porsi in atteggiamento di ascolto declinando nella vita ordinaria la parabola del Seminatore. Trovate il tempo e il luogo per guardarvi in faccia spegnendo la tv e lo smartphone – ha detto il Vescovo agli sposi – la coppia ha bisogno di ascolto vero, di tornare alla sorgente, alla profondità del cuore aiutati dalla Scrittura. Siamo chiamati ad essere terreno buono capaci di “comprendere”, ovvero prendere in sé, ciò che la Parola ruminata dice a ciascuno di noi oggi. L’ascolto è la prima forma di relazione con Dio Padre e con i fratelli da perseguire con continuità e pazienza.

Marco Gasparini