“Buongiorno, vi voglio bene”. Con queste parole di Ernesto Olivero, fondatore del Sermig a Torino, iniziavano le giornata di Servizio, Formazione e Preghiera all’Arsenale della Pace.
Sette giovanissimi della nostra Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola, Francesca, Nicola, Filippo, Giulia, Letizia, Sara e Cecilia accompagnati da tre animatori, Ilenia, Giovanni e don Steven Carboni responsabile diocesano del Servizio di Pastorale Giovanile hanno partecipato al campo di servizio dal 8 al 13 luglio.
Ogni estate l’Arsenale della Pace del Sermig, Servizio Missionario Giovani, ospita circa 2.000 giovani da tutta Italia e non solo per far vivere un’esperienza di servizio ai più bisognosi, di formazione sulle tematiche della mondialità, della pace, della formazione personale e del cammino di fede attraverso i momenti di preghiera guidati dalla fraternità che abita l’arsenale della Pace. L’arsenale ospita ogni giorno circa 2.000 persone in stato di bisogno e ruotano nei vari servizi tantissimi volontari di ogni età. È difficile spiegare l’intensità e la bellezza di questi giorni, ed è per questo che riportiamo alcune delle frasi dette dai giovanissimi della nostra diocesi alla domanda “Che cosa ho imparato e cosa restituisco alla mia realtà, RESTITUZIONE parola molto cara alla fraternità del Sermig”: “E’ dai giovani che parte il futuro. I giovani possono prendere il buono del passato e renderlo presente.” “Ho imparato l’importanza del “bene fatto bene”, la bellezza del prendersi cura incondizionatamente dell’altro e quanto possa fare bene affidarsi, credendo che, in qualunque momento, non siamo soli.”
“Da questa esperienza ho imparato la bellezza dell’aiutare gli altri che rende più felici anche noi stessi”
“Ho imparato che un pugno di giovani può cambiare il mondo e ognuno di noi deve seguire i suoi sogni e fare del suo meglio per realizzarli. Noi possiamo essere il cambiamento di cui abbiamo bisogno e possiamo iniziare a esserlo ora”
“Da questa esperienza ho imparato ad amare il prossimo, ad accogliere e avere cura dell’altro. La mia restituzione sarà diffondere la stessa trasparenza e cordialità che vive all’interno dell’arsenale, che lo rende qualcosa di più di un semplice “centro di accoglienza” in cui Dio è alla base”
“Questa esperienza mi ha fatto capire che bisogna credere in sé stessi che noi giovani possiamo fare davvero qualcosa ma a volte non basta solo credere in sé, serve anche credere in qualcosa di più grande di noi da cui attingere forza”.