“Impegniamoci a costruire la comunione provando a rendere più evangelico il nostro parlare”. Così ha esordito il Vescovo Armando lunedì 30 settembre all’Assemblea Pastorale Diocesana durante la quale ha offerto le indicazioni pastorali per il nuovo anno contenute nella lettera dal titolo “Il modello della sinodalità come guida”.
“Impegniamoci – ha sottolineato il Vescovo prima di entrare nel vivo del testo – a garantire più spazio ai frutti della Pentecoste nelle nostre famiglie innanzitutto, nelle nostre comunità parrocchiali, nella nostra Diocesi”.
Si è poi soffermato sul dono dei presbiteri sul territorio. “Vorrei che il mondo laicale riconosca, seppure con tutti i difetti che abbiamo, il dono dei nostri presbiteri, presenza costante sul nostro territorio. Ascoltando il dolore, la morte, le piaghe della vita, fanno davvero sinodalità. Non finirò mai di dire grazie per questo dono”.
Il Vescovo ha invitato tutti, in questo tempo di cambiamento, a non cadere nel pessimismo. Citando le parole di Papa Francesco a Panama, il Vescovo Armando ha sottolineato che si rischia di dare spazio a una delle peggiori eresie possibili nella nostra epoca, quella di pensare che il Signore e le nostre comunità non abbiano più nulla da dire né da dare in questo nuovo mondo in gestazione. Ha messo in evidenza, sempre all’interno della premessa, che siamo chiamati ad amare il tempo che ci è dato, il tempo in cui si vive.
Il Vescovo è entrato poi nel vivo della lettera pastorale, toccando in sintesi diversi punti in primis una chiesa aperta al mondo. “Chiesa in uscita – ha sottolineato il Vescovo – è una Chiesa che rivede il profilo del ministero e del ruolo del prete, un po’ meno uomo del culto e del sacro e un po’ più testimone del Vangelo e più costruttore di comunità, tessitore di legami, di relazioni, di umanità”. Un focus anche sui cristiani laici protagonisti e della stima e fiducia scambievoli tra i laici stessi, i presbiteri, i diaconi e i religiosi. Fra le tappe del cammino sinodale messe in evidenza dal Vescovo nella lettera pastorale c’è, innanzitutto, l’ascolto nella e della Chiesa. E ancora il volto di una Chiesa missionaria, le inquietudini del cuore umano e le esortazioni: a prendere sul serio la trasformazione missionaria della Chiesa, ad avviare processi di cambiamento, ad avere il coraggio di metterci come Chiesa di fronte alle nuove situazioni, a rifuggire l’insidia di immaginare che la formulazione teorica, fatta di idee chiare e distinte, sia un dinamismo sufficiente a trasformare la prassi, a scegliere di aderire con realismo ed umiltà alla realtà, a scegliere come unica chiave per rendere davvero operante il soggetto Chiesa-Popolo di Dio, a un atto di fiducia e di coraggio che parte, certo, da esperienze non sempre luminose di sinodalità, di luoghi di vivace e visibile camminare insieme, di discernimento condiviso e di animazione debitamente progettata e rivolta alla vita della comunità.
A conclusione dell’Assemblea, Giovanni Santarelli, della segreteria del Consiglio Pastorale Diocesano, ha illustrato alcune ipotesi di lavoro su cui impegnarsi fin da subito quali ad esempio proseguire il percorso dei gruppi laici abbinando la formazione ad attività concrete di attenzione e ascolto del territorio, vivere la collaborazione interparrocchiale a livello di Vicaria, le Unità Pastorali, l’avvicinamento tra centro e periferia della diocesi.