Con queste parole il Vescovo Armando si rivolge a tutta la comunità cristiana della Diocesi per entrare in questo tempo di grazia:
Quaresima
Tempo della potatura di Dio
La potatura non è mai fatta
per “tagliare soltanto”.
E’ fatta soprattutto per ridare nuova vitalità.
Il contadino quando taglia
non guarda il ramo che cade,
e spesso taglia il ramo più grosso,
lasciando un esile tralcio che tende al cielo.
E in quel tralcio fragile,
il contadino già “intravede”
l’abbondanza dell’uva matura.
Non di alloro, ma di cenere si copre il nostro capo, all’inizio di questo tempo santo di Quaresima. Un capo cosparso di cenere che si fa speranza di gloria. “Perché chi si umilia, sarà esaltato…” (Lc 18,14).
E allora, la Quaresima sia per tutti tempo di povertà, di sobrietà di vita, di scelte chiare nel campo del denaro. Tutto passa, tutto è fragile, niente è sicuro. E poi, ci sia un crescente spazio per la preghiera. Perché la preghiera, come l’adorazione eucaristica, svuota i cuori e li prepara all’azione di Dio. Si fa subito volto sereno, perché senti realmente di non essere solo a combattere nella vita. Una preghiera sostenuta dalla Parola!
Ed infine il perdono. Per crescere ed educare alla pace, alla misericordia, quella misericordia avuta in dono gratuito dall’Altissimo, “lui che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi, per essere misericordiosi come Lui…” (Lc 6,35). Un perdono seminato sui luoghi di lavoro, nelle sacrestie, nei conventi, tra colleghi, con i vicini di casa. Concreto, fatto di sorriso vero, con gesti semplici e sguardi affabili.
La povertà ti apre la mano,la preghiera ti apre il cuore, il perdono si fa sorriso sul volto.
La cenere sul nostro capo diventi scelta alternativa di vita!
Quaresima, tempo di potatura
La primavera è tempo di potatura. E la Quaresima è potatura, per prepararci alla fioritura della Pasqua. Lo sanno bene i contadini: un albero se non lo poti, muore; se lo poti, rinnova la sua forza per un raccolto più abbondante.
E’ la logica della vita, come ce l’ha descritta il Vangelo: “Chi perde la propria vita per il Vangelo, la ritrova” (Mc 8,35).
Ma potare è un’arte difficile e fonte di sofferenza, lenta da apprendere. E’ Dio il potatore della nostra vita: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore… Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (Gv 15,1-2).
Lui sa quando e cosa potare. Dio conosce quali cose dobbiamo lasciare e quando ne è il momento. Ed anche il perché. Perché la potatura non è mai fatta per “tagliare soltanto”. E’ fatta soprattutto per ridare nuova vitalità.
Certo, il contadino quando taglia, non guarda il ramo che cade. Spesso, anzi, taglia proprio il ramo più grosso, lasciando un esile tralcio che tende al cielo. Ma in quel tralcio fragile, il contadino, con gli occhi della “fede”, già “intravede” l’abbondanza dell’uva matura.
Chi non è contadino, si stupisce, perché vede solo il presente, non si rende conto, non sa spiegarsi certi tagli. Solo il contadino capisce, non perché vede, ma perché “intravede” con gli occhi della fede.
Rami secchi e sterili
In Quaresima siamo chiamati a fare una grossa pulizia interiore, tagliando dal nostro cuore certi rami secchi o spinosi o sterili.
I rami secchi sono il fatalismo, la rassegnazione, l’indifferenza. Quando chiudi la tendina del tuo cuore sui problemi degli altri, quando dici: Tanto, a me che interessa…”, e lasci che il fratello se la sbrighi da solo, annaspando nel fango della tristezza. I nostri mali sono causati non tanto dalla cattiveria di pochi malvagi, ma dall’indifferenza di tanti buoni.
Altri rami sull’albero risultano spinosi o sterili. Sono le nostre cattiverie, le invidie, le gelosie, i giudizi cattivi, le rabbie coltivate nel cuore. Guai a chi ci tocca. Scattiamo subito, con risposte che feriscono più di un coltello.
Ci sono poi quelli che vivono alla giornata, che non si impegnano per gli altri, chiusi nel loro egoismo. Hanno sempre una scusa. Preferiscono le scorciatoie, con gravi rischi di cadute.
Cercano i “miracoli”, chiedono “esorcismi”, accusano sempre il governo o il sindaco o il parroco o il vicino… mai se stessi.
Quaresima, spazio per…
Durante la Quaresima ci sia più spazio per la Parola, meditata e fatta tesoro nel cuore e nelle nostre comunità. E nelle parrocchie, chiedo che sia sempre meglio annunciata, con solennità, cadenza, senza fretta, con gioia sul volto.
Ci sia poi spazio crescente per la Preghiera, personale e comunitaria. In reciproca intercessione.
Incoraggio l’Adorazione e i tempi della gratuità davanti a Dio, di giorno e di notte. E grazie per chi lo fa. Mentre San Pietro era in carcere, senza speranza, la comunità elevava a Dio una preghiera incessante. E quelle porte sbarrate si aprirono, i ceppi si spezzarono, il buio si illuminò di speranza, perché … nulla è impossibile a Dio!
Lo stile di povertà si faccia stile di sobrietà.
La Quaresima, con il suo forte appello al digiuno, è tempo propizio per rinnovare scelte di coraggio, tagliando soprattutto con i guadagni illeciti e con lo spreco delle risorse.
Il deserto
Un giovane fece questa domanda ad un anziano monaco, che viveva nelle grotte del deserto di Giuda : “Ma il deserto, cos’è veramente?”.
L’anziano rispose: “Il deserto è il tuo cuore, quando è invaso dalle spine dell’aridità dell’anima e dalla mancanza di compassione, è ricoperto dalle pietre della durezza, e non è in grado di riconoscere la rugiada della Parola di Dio che cade al mattino e alla sera.
Il deserto è il tuo paese, quando quel che è nel cuore duro di uno dei suoi abitanti diventa patrimonio di tutti, e i serpenti dell’orgoglio e dell’avidità lo popolano, e strisciano fra le pietre, insidiano i piedi dei viandanti e dei pellegrini, e dei poveri che vi passano.
Il deserto è il mondo, quando gli abitanti del tuo paese, che è l’immagine del cuore duro, denunciano la durezza dei paesi vicini o lontani, e si armano per muovere guerra, in nome di una falsa giustizia, che è la menzogna del serpente”.
“Ma allora, chi si salverà?”
Il deserto è anche il luogo dell’assenza di Dio, in cui il Signore ha voluto discendere di persona e abitare e camminare fra le pietre e gli scorpioni, perché tutto si trasformi in giardino”.
Il deserto può dunque diventare giardino!
Con questa speranza nel cuore, inoltriamoci in esso per ascoltare la voce di Colui che in noi, nel tempo, è la Via, la Verità e la Vita.
Quaresima: tempo forte dell’anno liturgico ma soprattutto tempo privilegiato per ‘ricalibrare’ il nostro rapporto con il Signore e fare il punto della nostra vita da cristiani.
Esperienza dove regno un po’ più di silenzio, perché solo nel silenzio la Parola riesce a risuonare efficacemente; quindi di digiuno, digiuno da ogni altro elemento estraneo alla Parola. Silenzio e digiuno.
Delle varie pratiche quaresimali, potremmo far riemergere la lettura giornaliera della Parola del Signore, per confrontarci con essa cercando ci colmare la distanza che ci separa da quanto Dio ci insegna nel suo progetto di amore
Non di alloro, ma di cenere si copre il nostro capo, all’inizio di questo tempo santo di Quaresima. Un capo cosparso di cenere che si fa speranza di gloria “Perché chi si umilia, sarà esaltato…” (lc 18,14).
E allora, la Quaresima sia per tutti un tempo di ‘povertà’, di ‘sobrietà di vita’,di ‘scelte chiare’. Tutto passa, tutto è fragile, niente è sicuro!
E poi , ci sia un crescente spazio per la preghiera. Perché la preghiera svuota i cuori e li prepara all’azione di Dio. Si fa subito volto sereno, perché senti realmente di non essere solo a combattere nella vita. Una preghiera sostenuta dalla Parola.
E infine il perdono. Per crescere ed educare alla pace, alla misericordia, quella misericordia avuta in dono gratuito dall’Altissimo, “lui che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi, per essere misericordiosi come lui…” (Lc 6,35). Riaccostandoci con fiducia al sacramento della Riconciliazione: il perdono del Signore che colma il limite delle nostre scelte e azioni, diviene motore che ci spinge a riconiarci con i fratelli.
La povertà ti apre la mano, la preghiera ti apre il cuore, il perdono si fa sorriso sul volto.
E’ il tempo del deserto dove tutto sembra possibile
E’ il tempo dell’essenziale che fa brillare l’acqua negli occhi
E’ il tempo della fede nuda dove il cammello oltrepassa la cruna dell’ago
E’ il tempo dell’abbandono nel cuore di Dio
E’ il tempo dei passi lenti, come l’amore che lava i piedi agli amici
E’ il nostro tempo, l’unico che abbiamo per riconoscere un Dio
che ci ama esattamente per quello che siamo non per quello che facciamo
E che continuamente sussurra alle mie orecchie: Ti amo.