Progetto di Caritas, Pastorale Giovanile e Ufficio Catechistico

I giovani si raccontano con un questionario

992 risposte pervenute delle quali 514 complete, di queste ultime quelle utilizzabili nella loro interezza sono 416, circa 90 giovani hanno poi lasciato la disponibilità ad essere contattati per le fasi successive della ricerca. Sono solo alcuni dei dati del questionario di ricerca sui bisogni dei giovani, svoltosi a partire dal 13 luglio fino ai primi giorni del settembre 2021, presentati lunedì 7 marzo alla stampa. La ricerca è stata realizzata dalla Caritas diocesana in collaborazione con l’Ufficio catechistico e la Pastorale giovanile, all’interno del progetto “Costruttori di Ponti e di Speranze” collaborando con professionisti ed esperti ricercatori universitari, Nico Bazzoli e Anna Maurizi.

A introdurre la conferenza il Vicario per la Pastorale, don Francesco Pierpaoli, che ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa di ascolto dei giovani per la nostra chiesa diocesana e non solo. La parola poi a Giada Bellucci di Caritas Diocesana che è entrata, dati alla mano, nel vivo della ricerca. La rilevazione prevedeva ben 40 domande divise in aree che indagavano, oltre alle informazioni generali, il tema del lavoro e della condizione economica, le abitudini e il rapporto con il territorio, l’impatto della pandemia, la propensione migratoria, il capitale sociale e su cosa i giovani chiedono che si punti. Rispetto a questo ultimo tema essi chiedono che si punti sulla loro partecipazione e coinvolgimento in ambito decisionale (39%) e sulle opportunità lavorative (69%). La questione lavoro è tra le più sentite, infatti il 45% del totale è precario. Se andiamo per fasce di età nei trentenni il lavoro precario continua a coinvolgere 1 individuo su 3 (33%).  L’idea di un lavoro in linea con i propri interessi è tra i motivi delle propensioni migratorie dei più giovani, insieme alla mancanza di occasioni di svago e socialità; quest’ultima dimensione pesa soprattutto per i trentenni. Il divario generazionale a livello socio economico è allarmante, quasi la metà vive in condizione socio-economiche inferiori a quelle di nascita. Altro allarme è l’impatto sulla salute lasciato dalla pandemia: peggiorata quella psichica nel 56% mentre quella fisica nel 36%. Nonostante il senso di solitudine dichiarata, nell’87,3% i giovani chiedono uno spazio di aggregazione nel quale poter esprimere liberamente le proprie passioni e nell’ 83% considerano utile l’apertura di uno spazio di ascolto per le proprie emozioni e riflessioni.

Don Steven Carboni, responsabile del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, ha posto l’accento sull’ascolto diretto dei giovani così da pensare una pastorale e un piano di intervento che legga la situazione attuale della condizione giovanile. “Inoltre – ha sottolineato don Steven – il valore aggiunto è avere a disposizione un osservatorio che permette un dialogo con le istituzioni: già dall’inizio della pandemia, il bisogno di ripartire sul piano dell’aggregazione, per esempio, ha visto finalmente sedersi attorno ad un tavolo i comuni, le associazioni e gli oratori parrocchiali. Anche gli stessi ambiti territoriali hanno aperto un dialogo di ascolto e confronto perché sempre più riscontriamo di dover progettare insieme un piano sociale e una pastorale che sappia intercettare i bisogni e le esigenze dei nostri giovani”.

Alla conferenza ha preso parte anche Giulia, una delle giovani coinvolte nel focus group. Venticinque anni di Forlì è legata al nostro territorio per via dei suoi studi universitari a Urbino. Ha messo in evidenza come i giovani debbano fare sempre del loro meglio per una partecipazione attiva e ha ringraziato per l’opportunità datale con il questionario.

Ettore Fusaro, direttore di Caritas Diocesana, ha posto l’attenzione sull’importante valore della co-progettazione e della co-programmazione in un’ottica di corresponsabilità. “Il servizio è lavorare insieme per il bene comune e per il territorio che abitiamo e che lasceremo a chi verrà dopo di noi”.

Ricordiamo che prima dell’estate sarà pubblicato un report approfondito con i risultati completi. Nel frattempo è stato attivato, con i giovani che hanno dato disponibilità a essere ricontattati per le fasi future della ricerca, un punto di osservazione e coinvolgimento privilegiato, dal quale vengono letti e interpretati i dati e orientata la futura co-progettazione degli interventi, che saranno messi in campo dalla chiesa locale con i giovani stessi.

Per maggiori informazioni: info@caritasfano.it; tel. 0721/828830; cell. 338 6621295.