P. Filippo Caioni ai ministri straordinari della Comunione

“Quando portate la comunione fate entrare in casa il Paradiso”

“Quando voi portate la comunione voi fate entrare il Paradiso in quella casa”. Queste le parole di p. Filippo Caioni, cappellano dell’ospedale di Fossombrone, che ha guidato la meditazione domenica 27 marzo, al Centro Pastorale Diocesano, in occasione dell’incontro dei ministri straordinari della Comunione. Presente anche il Vescovo Armando che ha ribadito, più volte, l’importanza di essere, in primis, ministri di comunione.

Dopo l’invocazione allo Spirito Santo, p. Filippo ha incentrato la sua meditazione sull’icona “Anastasi”, icona non presente nelle nostre chiese, ma che, come tutte le icone, ha uno stile semplice ed essenziale, vuole farci mettere in relazione con il mistero. “Queste immagini – ha spiegato p. Filippo – sono il modo con cui i primi cristiani raffiguravano la risurrezione di Cristo: Cristo che va agli inferi, rappresentati dal mostro con la bocca spalancata, a riprendere, afferrati con decisione per i polsi (luogo in cui scorre la vita, dove si sente il battito cardiaco), Adamo ed Eva, che rappresentano tutta l’umanità. Cristo è morto per distruggere la morte, è sceso negli inferi per scardinarne le porte e conquistarle. Il Signore non ha vinto la morte per se stesso come un superuomo: la grandezza della Resurrezione di Cristo sta nel fatto che Egli entra nell’impero del principe delle tenebre che tiene in schiavitù Adamo e la sua discendenza. Cristo non viene a prenderci, nella morte, da eroi, ma vi entra da crocifisso, da uomo, da fratello. Non ci salva nonostante il dolore, ma attraverso, dentro il dolore, il pianto, il peccato e da lì ci tira fuori. Da questa icona si capisce molto bene che l’obiettivo della sua morte non è semplicemente la sua risurrezione, ma lo scendere per riportare al Padre tutti noi”.

Si è soffermato poi sulla salvezza che passa attraverso lo sguardo. “Adamo – ha spiegato p. Filippo prendendo sempre in esame l’icona – sembra incredulo, pieno di stupore e fa tre cose che dovrebbe fare ogni cristiano: si lascia raggiungere dallo sguardo del Signore e obbedisce a quello sguardo, si lascia prendere per i polsi cioè permette a Dio di ridargli la vita, mette la mano nella ferita, nelle ferite dell’amore. Lo sguardo di Eva contempla la ferita di Cristo. Con la mano destra, con cui aveva afferrato il frutto, accarezza il braccio di Cristo ed è questo il segno della sua conversione. Nell’icona della discesa agli inferi ogni battezzato può contemplare quello che è accaduto nel giorno del Battesimo cioè la propria immersione nelle acque battesimali che da tomba diventano luogo dell’incontro con il Signore. Con il Battesimo entriamo in una vita nuova che è al plurale: è la vita della Chiesa dove io sono parte di un corpo”.