L'Hospice di Fossombrone ha ricordato i pazienti e i familiari

“Non esistono malattie incurabili”

Una giornata per ricordare tutti i pazienti dell’hospice “Il giardino del Duca” di Fossombrone” e i loro familiari, una giornata densa di commozione, di dolore, ma anche di tanta speranza.
Sabato 11 giugno, nel giardino del convento dei Cappuccini di Fossombrone, il Vescovo Armando ha celebrato la Santa Messa (a concelebrare padre Filippo Caioni guardiano del Convento) . Ad introdurre la celebrazione eucaristica, alla quale hanno partecipato tantissime persone, le parole della dottoressa Rita D’Urso dell’hospice di Fossombrone. “L’iniziativa è volta a rincuorare le famiglie, a costruire una maggiore sensibilità sociale sul tema dell’accompagnamento nel fine vita, a promuovere forme di volontariato, a contribuire alla trasmissione del messaggio che la vita non perde mai di significato”.
“Quello che dico – ha esordito il Vescovo nell’omelia – è solo un balbettare e spero di farlo con rispetto per chi soffre e per il mistero che è racchiuso nel dolore. Il soffrire – ha proseguito il Vescovo – vuol dire trovarsi schiacciato sotto il peso del dolore; aver sofferto significa essere andato al di là del dolore, averlo guardato in faccia, avergli dato un senso, scoprendosi più ricchi dentro. Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, ma a riempirla della sua presenza. La sofferenza è uno dei luoghi – sicuri ma scomodi – dove si incontra Dio”. Riflettendo poi sull’esperienza dell’hospice il Vescovo ha messo in evidenza il ruolo delle cure palliative. “Non esistono malattie incurabili. Ogni persona malata, anche se affetta da una patologia inguaribile, ha il diritto di essere assistita, curata e accompagnata verso una morte naturale. Le cure palliative provvedono al sollievo dal dolore e dagli altri sintomi, integrano gli aspetti psicologici dell’assistenza, offrono un sistema di supporto per aiutare il paziente a vivere il più attivamente possibile fino alla morte, sostengono che la malattia deve essere considerata nei termini dell’impatto che ha sulle famiglie dei pazienti, offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia, affermano il valore della vita considerando la morte come evento naturale, non prolungano nè  abbreviano l’esistenza dell’ammalato”.
Il Vescovo si è poi soffermato sull’hospice come luogo di speranza, sul sapersi sintonizzare sulle paure e i bisogni dell’ammalato per accoglierli ed elaborarli in una articolata relazione di aiuto di tutta l’equipe terapeutica, la paura di essere lasciati soli, il senso di colpa e di impotenza, i bisogni affettivi e quelli di senso ovvero dare significato alla propria storia di vita e alla propria situazione di sofferenza globale, i bisogni spirituali, la riconciliazione, rinnovato incontro con il Signore”.
Al termine della celebrazione eucaristica, ha preso la parola il dottor Carlo Alberto Brunori, responsabile dell’hospice di Fossombrone, che ha ricordato quanto sia importante per tutta l’equipe dell’hospice e i familiari questo appuntamento con la giornata del ricordo iniziato nel 2011. “Molti ci chiedono: ‘come riuscite a fare questo lavoro?’. Io rispondo che lo facciamo cercando di alleviare le sofferenze e di essere sempre vicini alle famiglie perchè quando guardiamo un paziente il nostro sguardo va anche a chi c’è attorno, i parenti che rimangono. Alle famiglie diciamo sempre che le porte dell’hospice non si chiudono mai e che noi, per loro, ci saremo sempre”.

Scarica qui l’omelia integrale del Vescovo Armando