Otto giorni intensi, fatti di incontri e di preghiera quelli che hanno vissuto, dal 29 giugno al 6 luglio, quaranta persone provenienti dalla Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola durante il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa accompagnati dal Vescovo Armando, da sette sacerdoti e da un diacono. “Accanto all’homo sapiens – ha sottolineato don Claudio Zanardini, guida dei pellegrini della nostra Diocesi – all’homo erectus, c’è l’homo viator da sempre l’uomo, per tanti motivi, culturali, economici, di guerra, turismo si mette in viaggio e anche il pellegrinaggio fa parte di questi motivi, pellegrinaggio che diventa paradigma della nostra esperienza di vita poiché tutta la vita è un camminare. All’interno della Chiesa, da subito, si è messa in moto questa caratteristica per sottolineare la dinamicità del Cristianesimo che è quella di mettersi in viaggio, ad esempio, per l’annuncio, ma diventa, per noi, occasione del metterci in viaggio per andare verso luoghi che parlino alla nostra esperienza di vita. Il pellegrinaggio è un lasciare l’ordinarietà della vita per vivere un’esperienza straordinaria e ritornarne arricchiti. Questa esperienza la viviamo dove noi riteniamo, per fede, che si sia manifestato il Sacro o il Divino. Molteplici, infatti, sono i santuari mete di pellegrinaggio: luoghi mariani, tombe degli apostoli, luoghi in cui andiamo a cercare Dio, meta ultima del nostro cammino. Tra i vari luoghi quelli privilegiati sono senz’altro quelli della vita di Gesù dove Dio si è fatto pellegrino perché è venuto incontro all’essere umano, il Verbo che si fa carne. Gesù è il pellegrino per eccellenza. Il pellegrinaggio in Terra Santa è, dunque, il pellegrinaggi dei pellegrinaggi. In questi giorni, come Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola, abbiamo ripercorso le tappe più importanti della vita di Gesù, per praticità di spostamenti, non in ordine cronologico: abbiamo privilegiato, innanzitutto, il nord, la Galilea con il luogo dell’Annunciazione, con la prima predicazione di Gesù, in modo particolare quella sul lago, per poi salire in Giudea, a Betlemme luogo della nascita, a Ein Karem luogo della visitazione, fino ad arrivare a Gerusalemme, luogo della manifestazione piena dell’amore di Dio nei confronti dell’umanità. Vivere un pellegrinaggio in questo modo – ha concluso don Caludio – ci permette di entrare più in noi stessi, nell’ascoltare e nel far riecheggiare gli eventi e la Parola del Vangelo nella nostra vita, non perché restino nella nostra mente come conoscenza culturale, ma diventino all’interno di noi stessi una sorgente”.