Il seminarista Marco Rulli ordinato diacono

“Carissimo Marco, non sei frutto di uno scrutinio meramente umano, ma di una scelta dall’Alto”

“Il diacono è chiamato a ricondurre continuamente a quella carità la vita di tutti, a partire dal proprio presbiterio per arrivare alle diverse comunità che questi presiedono. E ciò facendosi modello con la sua stessa vita e ministero. Non giudice ma servo-ministro della carità divina nella vita della Chiesa perché non venga mai tradito l’amore che ci viene donato nel Vangelo e nell’Eucaristia”. Queste le parole del Vescovo Armando sabato 15 ottobre nella parrocchia di Cartoceto nella Santa Messa in occasione dell’ordinazione diaconale di Marco Rulli, giovane seminarista della nostra Diocesi in cammino verso il sacerdozio.
“Essi, i diaconi, – ha proseguito il Vescovo – segnalano alla Chiesa, al Vescovo e al presbiterio, ciò che manca alla Chiesa per adempiere alla missione loro affidata e, servi premurosi, accorrono proprio là dove la chiesa rischia di non essere autentica, secondo le necessità del tempo e del luogo. Esercizio di discernimento e verifica per vedere le criticità della Chiesa. Nelle intercessioni della preghiera di ordinazione per i diaconi si chiedono a Dio i doni necessari per una autentica vita cristiana, perché possano essere un vero esempio per tutta la comunità su tutto ciò che manca perché la comunità risplenda appieno nel volto della Chiesa il mistero che celebriamo soprattutto nella Eucaristia”. Poi il Vescovo si è rivolto a Marco con queste parole: “Carissimo Marco, non sei frutto di uno scrutinio meramente umano, ma di una scelta dall’Alto. Perciò da te si richiede non una dedizione intermittente, una fedeltà a fasi alterne, una obbedienza selettiva, no, ma sei chiamato a consumarti notte e giorno. Resta vigile anche quando sparisce la luce, o quando Dio si cela nella tenebra, quando la tentazione di arretrare si insinua e il maligno suggerisce sottilmente che l’alba non verrà. Rimani fedele anche quando vengono meno le forze della perseveranza e il risultato della fatica più non dipende dalle risorse che abbiamo. Non lasciarti tentare da racconti di catastrofi o profezie di sciagure, perché quello che conta veramente è perseverare impedendo che si raffreddi l’amore (Mt 24,12) e tieni alto e levato il capo verso il Signore (Lc 21,28) perché la Chiesa non è nostra, è di Dio! Non spendere le tue migliori energie per contabilizzare fallimenti e rinfacciare amarezze, lasciandoti rimpiccolire il cuore e rattrappire gli orizzonti. Cristo sia la tua gioia, il Vangelo sia il tuo nutrimento. Tieni fisso lo sguardo solo sul Signore Gesù e, abituandoti alla sua luce, sappi cercarla incessantemente anche dove essa si rifrange, sia pure attraverso umili bagliori”.
E ancora: “Entra umilmente nel profondo di te e domandati che cosa puoi fare per rendere più santo il volto della Chiesa. Non puntare mai il dito contro sugli altri, non cercare mai capri espiatori, non stacciarti le vesti, non scavare nella debolezza altrui  come amano fare i figli che hanno vissuto in casa come fossero servi. Lavora insieme e in comunione, certo che l’autentica santità è quella che Dio compie in noi, quando docili al suo spirito ritorniamo alla gioia semplice del Vangelo, così che la sua beatitudine  si renda carne per  gli altri nelle nostre scelte e nelle nostre vie. Ti invito ad andare avanti gioioso e non amareggiato, sereno e non angosciato, consolato e non desolato. Cerca sempre la consolazione nel Signore”.

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