Il giornale si compromette con il territorio

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«Il giornale vive l’incarnazione, si compromette con il territorio». È il passaggio centrale dell’intervento di S. E. Mons. Armando Trasarti nel salutare i partecipanti al convegno annuale del settimanale interdiocesano di Pesaro-Fano-Urbino “Il Nuovo Amico”. L’incontro si è tenuto presso la sala auditorium di S. Caterina ad Orciano di Pesaro venerdì 16 novembre 2007. Erano presenti, tra gli altri, l’arcivescovo di Pesaro S.E. Mons. Piero Coccia e l’arcivescovo di Urbino S.E. Mons. Francesco Marinelli. La relazione del convegno è stata affidata a don Vincenzo Rini, presidente dell’agenzia Sir (Servizio Informazione Religiosa) di Roma e direttore del settimanale “La vita cattolica” di Cremona. Mons. Trasarti ha evidenziato diversi punti in merito all’importanza e al ruolo di un giornale locale quale il settimanale interdiocesano (Fano-Pesaro-Urbino) de “Il Nuovo Amico”. Ecco i punti salienti: 1) La notizia non è qualcosa, ma qualcuno. Si annuncia ciò che avviene nell’uomo che vive nel mondo e non solo il mondo in sé tralasciando l’uomo e la sua dignità. La notizia e le notizie che vengono comunicate, si domanda Mons. Trasarti, sono «buone notizie»? Abbiamo buone notizie e siamo noi per primi notizie buone? Il primo problema, pertanto, è quello di cercare e avere buone notizie da comunicare. È la vita che va comunicata e la sua persona.2) La notizia, nella Scrittura, viene portata dagli angeli. Come credenti è importante chiedersi se “siamo degli angeli” ovvero se siamo annunciatori di notizie liete, nel senso che anche la cronaca e il male che viene alla ribalta va letto alla luce della fede e del Vangelo. Il credente non deve mai dare per scontato di essere angelo che annuncia il bello, il buono, il vero.3) Terzo passaggio consiste nel saper trovare notizie buone. È importante, evidenzia Mons. Trasarti, saper trovare la positività anche la dove non è visibile e di immediata ricezione. Se la comunicazione è il raccontare solo il male si tende, di conseguenza, a vivere male.4) Ulteriore passaggio Mons. Trasarti lo sottolinea nel punto di saper trovare notizie buone in sé. Per il settimanale “Nuovo Amico” è importante trovare le notizie nel territorio dando voce a tutte le realtà specie le più piccole. Anche il negativo che emerge dal vissuto ci costringe a leggerlo con la lente e il criterio dell’incarnazione, perché essa ci compromette nel territorio dove viviamo.5) Far parlare l’ordinario. Il cristianesimo è quel lievito e quel sale che vive dentro l’uomo. Mons. Trasarti rafforza tale concetto evidenziando come raccontare il cristianesimo nel territorio e nella sua ordinarietà comporta tre passaggi: a-comunicare con affettività (saper farsi amare in ciò che si dice); b-comunicare con stile (saper farsi riconoscere anche nell’immagine perché essa crea la forma) e saper dire bene ciò che si vuole offrire; c-comunicare con la relazione (è il saper farsi ascoltare).6) Punto irrinunciabile per un settimanale interdiocesano ecclesiale è saper cogliere sempre il lato umano delle relazioni. La persona va posta al centro, anche quando vi è un fatto luttuoso e di scandalo che la vede coinvolta perché è il bene posta in essa che deve emergere e messo in luce con la lente della fede cristiana.7) Per comunicare la diocesi non può non creare competenze di qualità e professionalità. Sono «i passi veloci di Maria», li ha definiti Mons. Trasarti, ovvero il saper stare al passo con i tempi con intelligenza, sapienza e lungimiranza. I mass media sono affamati di cronaca cercando spesso e volentieri lo scoop per attaccare la Chiesa o strumentalizzarla. Dotarsi di organi competenti che aiutano il Vescovo a comunicare bene e nella verità rende un servizio alle persone in primis, alla Diocesi e alla Chiesa Italiana.Don Giacomo Ruggeri, Responsabile dell’Ufficio Stampa – Portavoce