Il perdono da dietro le sbarre. Domenico ”Mico” Megna, ritenuto il boss dell’omonima cosca, dal carcere di Fossombrone, dove è detenuto per scontare una condanna a 26 anni di reclusione per associazione mafiosa e omicidio, tramite don Guido Spadoni, cappellano del carcere da dieci anni, fa sapere di non volere vendetta, ma anzi di essere “predisposto al perdono ed alla pace”. Suo figlio era Luca Megna, nella vigilia di Pasqua a Papanice, frazione di Crotone, in un agguato nel quale è rimasta ferita in maniera non grave la moglie, mentre la figlioletta di cinque anni è ancora in coma nell’ospedale di Catanzaro a causa di un proiettile alla testa. Mico Megna ha affidato il suo appello di pace, tramite don Spadoni, alle due donne: la compagna, che l’ha trasmesso al parroco di Papanice, e alla figlia, che l’ha esplicitato in una lettera aperta. “A nome di mio padre Domenico che ho incontrato in carcere – ha scritto Rosita Megna – rivolgo un appello affinché tutti sappiano che lui è predisposto al perdono ed alla pace. Lo ha fatto nell’immediatezza della morte di mio fratello e ci ha invitati tutti a pregare per la bambina”. Megna ha chiesto a don Guido che il suo desiderio di pace raggiungesse anche il parroco di Papanice, don Angelo Elia, affinché facesse conoscere questa sua dichiarazione a tutti. “Ho parlato con il parroco don Elia e gli ho detto come fa lei ad essere prete in quella terra; lui mi ha risposto: le chiedo io come fa lei ad essere padre in mezzo a tanti figli disperati in carcere”. Ricordiamo che il Vescovo Mons. Armando Trasarti aveva celebrato la S. Messa proprio la mattina di Pasqua, giorno in cui era stato don Guido a dare la triste notizia al detenuto Megna della morte del figlio.
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