Il Priore di Monte Giove sarà ordinato diacono

montegiove.jpg

Sabato 10 maggio alle ore 11, presso l’eremo camaldolese di Monte Giove, il Priore Natale Brescianini sarà ordinato diacono per l’imposizione delle mani del vescovo Armando. Da 350 anni non avveniva una ordinazione a Monte Giove. Don Natale si racconta qui di seguito…

Perché un monaco viene ordinato diacono e prete?

Innanzitutto mi presento: sono Natale Brescianini, da qualche mese Priore dell’Eremo di Monte Giove. Nato nel 1971, originario della provincia di Brescia, dopo aver frequentato per 13 anni il seminario diocesano di Brescia, sono entrato nella comunità camaldolese di Bardolino (Verona) nel 1996; lì ho fatto tutta la formazione monastica e ho completato gli studi ottenendo la Licenza in spiritualità monastica presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma; successivamente ho arricchito la mia formazione con un anno passato presso le nostre comunità in California e due anni di lavoro in un’azienda veronese; sono rientrato in comunità nel settembre 2006 e dal luglio 2007 mi trovo a Monte Giove, avendo accolto la proposta del Priore Generale di dare un contributo all’Eremo di Fano.Come alcuni di voi già sanno, il prossimo 10 maggio verrò ordinato diacono e nei prossimi mesi presbitero. Desidero condividere con voi alcune riflessioni.

Per chi conosce un poco la vita monastica o frequenta monasteri benedettini, sa che per il monachesimo una delle caratteristiche principali è la laicità (nei primi monasteri non erano presenti preti e tutt’ora l’espressione più vicina all’origine appartiene al mondo monastico femminile, se si esclude la stretta clausura). La vita monastica è anzitutto una ricerca di una profonda unità interiore, di armonia, di equilibrio, di sinfonia dentro e fuori di sé di tutte le qualità, le energie, i limiti che un monaco scopre ogni giorno nella propria personalità. E’ il mettersi in ascolto, nel silenzio, di tutto ciò che succede dentro e fuori di sé, e intuirlo come spazio privilegiato della presenza di Dio (ecco il vero contemplativo, colui che riceve uno sguardo nuovo su di sè, sugli altri, sulle vicende della storia); e i monaci cristiani (poiché il monachesimo è trasversale a tutte le religioni, culture, epoche) credono che lo sguardo con cui Gesù Cristo (così come la Sacra Scrittura ce lo descrive) ha guardato le persone e il mondo è uno sguardo particolare, traboccante di misericordia, di capacità rigenerativa di ogni essere.Tutti quindi siamo un poco monaci! Tutti siamo chiamati a ricercare questa unità, questo sguardo nuovo, ognuno nella situazione in cui è: e questa è l’unica vocazione, la più vera, la più esaltante! All’interno della vita della Chiesa esistono vari modi e vie per concretizzare tale vocazione; non c’è ne è una migliore o superiore di altre; non esistono classifiche (anche se lungo la storia ne sono state fatte), l’unica classifica è nella capacità di amare, di perdonare, di usare misericordia, di generare vita. Credo sia questa la vocazione alla quale tutti siamo chiamati, e il popolo cristiano in particolare: essere un popolo sacerdotale, testimone, mediatore dell’azione del Dio di Gesù Cristo; partecipare alla sua funzione regale, profetica, sacerdotale è un compito che ogni cristiano si assume ogni giorno, nella quotidianità. Per poter meglio vivere questa vocazione, lo Spirito Santo suscita all’interno della Chiesa, popolo di Dio, diversità di doni, di carismi, ma tutti tendono a far crescere l’Amore nel cuore delle persone e nella comunità. Tra i vari ministeri presenti all’interno della Chiesa, popolo di Dio, vi è anche il ministero ordinato, come un servizio al sacerdozio universale; uno strumento che permette ad ogni uomo e donna di liberare i propri talenti, di sanare le proprie ferite, di celebrare la storia della salvezza, di accompagnare i momenti salienti della vita: non sono forse questi i frutti più importanti dell’ascolto della Sacra Scrittura, del camminare sotto la guida dell’unico Pastore, della Celebrazione della Liturgia e dei Sacramenti?  

Credo che l’immagine più significativa sia la Celebrazione Eucaristica: in quel contesto è l’assemblea (di cui il presbitero è parte) che celebra e il presbitero presiede la celebrazione. Vivere poi il ministero presbiterale all’interno di una comunità monastica, assume un significato del tutto particolare: viene accentuato ancora di più il senso del ministero, del servizio alla comunità e agli ospiti, in quanto l’identità monastica di per sé è già totalizzante, feconda, piena, completa. Chiedo a tutti voi di pregare affinchè il Padre misericordioso, porti a compimento l’opera che ha iniziato.  

Natale Brescianini  

Per chi volesse informarsi su quanto succede a Monte Giove:
www.eremomontegiove.it