Omelia del Papa nella Vigilia di Natale e Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2008

papa11.jpg“La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini”. “Per tutti è nato Gesù”, ogni persona possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che “sola può cambiare il cuore di ogni uomo e renderlo un’oasi di pace”. Il riverbero del Bambino di Betlemme risplende con la sua luce anche tra i drammi di Paesi scossi da guerre e povertà. E’ l’annuncio di gioia e speranza di Benedetto XVI… risuonato nella Santa Messa della Notte di Natale e ripetuto nel messaggio Urbi et Orbi, pronunciato questa mattina dalla loggia centrale della Basilica vaticana. Il Papa ha lanciato, in particolare, un accorato appello per la pace in Terra Santa e per alcuni Paesi dell’Africa segnati da profonde sofferenze. Ripercorriamo alcuni passaggi del Messaggio del Papa:
In questo mondo, con le sue speranze e le sue angosce, “è apparsa la grazia di Dio Salvatore”. La festa del Natale – afferma il Papa nel messaggio alla città di Roma e al mondo – è rischiarata da “un chiarore che si accende nella notte”: è quella di Gesù Bambino, “luce che si propaga” dissipando le tenebre. Riscaldata da questo chiarore risplende la preghiera del Santo Padre perchè la grazia di Dio possa essere sperimentata anche da “numerose popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte”.

“La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terra Santa, dove l’orizzonte sembra tornare a farsi cupo per gli israeliani e i palestinesi; si diffonda in Libano, in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quanti non si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privilegiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioni interne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che travagliano la regione”.

La grazia di Dio “si è manifestata nella carne” e “ha mostrato il suo volto” illuminando la storia dell’uomo. Questa luce di Betlemme – aggiunge il Papa – illumini anche le martoriate terre dell’Africa:

“A questa Luce che trasforma e rinnova anelano gli abitanti dello Zimbabwe, in Africa, stretti da troppo tempo nella morsa di una crisi politica e sociale che, purtroppo, continua ad aggravarsi, come pure gli uomini e le donne della Repubblica Democratica del Congo, specialmente nella martoriata regione del Kivu, del Darfur, in Sudan, e della Somalia, le cui interminabili sofferenze sono tragica conseguenza dell’assenza di stabilità e di pace”.

Attendono questa luce – spiega il Papa – soprattutto i bambini di tutti i Paesi in difficoltà, “affinché sia restituita speranza al loro avvenire”. La luce del Natale – aggiunge il Santo Padre – risplenda in spirito di autentica solidarietà in ogni luogo e in ogni cuore:

“Dove la dignità e i diritti della persona umana sono conculcati; dove gli egoismi personali o di gruppo prevalgono sul bene comune; dove si rischia di assuefarsi all’odio fratricida e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo; dove lotte intestine dividono gruppi ed etnie e lacerano la convivenza; dove il terrorismo continua a colpire; dove manca il necessario per sopravvivere; dove si guarda con apprensione ad un futuro che sta diventando sempre più incerto, anche nelle Nazioni del benessere; là risplenda la luce del Natale”.

Nell’umile dimora di Betlemme Lo hanno incontrato poche persone, ma Gesù è venuto per tutti gli uomini, per ogni creatura.

“Occorre però che l’essere umano l’accolga, pronunci il suo ‘si’, come Maria, affinché il cuore sia rischiarato da un raggio di quella luce divina”.

Occorre ascoltare Gesù ancora infante che sembra dirci:

“Non abbiate paura, ‘Io sono Dio, non ce n’è altri’ (Is 45, 22). Venite a me, uomini e donne, popoli e nazioni, venite a me, non temete: sono venuto a portarvi l’amore del Padre, a mostrarvi la via della pace”.

Ad accogliere Gesù in quella notte sono stati Maria e Giuseppe, che lo attendevano con amore, ed i pastori, che vegliavano accanto alle greggi. “Anche oggi – osserva il Papa – coloro che nella vita Lo attendono e Lo cercano incontrano il Dio che per amore si è fatto nostro fratello”. Quanti hanno “il cuore proteso verso il Signore” desiderano conoscere il suo volto e contribuire all’avvento del suo Regno. Come ha detto Gesù nella sua predicazione, sono i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati.

“Questi riconoscono in Gesù il volto di Dio e ripartono, come i pastori di Betlemme, rinnovati nel cuore dalla gioia del suo amore”.

“Andiamo, dunque, fratelli! Affrettiamoci – esorta il Papa – come i pastori nella notte di Betlemme. Dio ci è venuto incontro e ci ha mostrato il suo volto, ricco di grazia e misericordia”:

“Non sia vana per noi la sua venuta! Cerchiamo Gesù, lasciamoci attirare dalla sua luce, che dissipa dal cuore dell’uomo la tristezza e la paura; avviciniamoci con fiducia; con umiltà prostriamoci per adorarlo. Buon Natale a tutti”.
Al termine del Messaggio Urbi et Orbi, come da tradizione, il Papa ha pronunciato gli auguri di Natale in varie lingue, quest’anno in 64 idiomi. “In questo nostro tempo, segnato da una considerevole crisi economica – ha detto il Pontefice in lingua italiana – possa il Natale essere occasione di più grande solidarietà tra le famiglie e tra le comunità che compongono la cara Nazione italiana”. Tante espressioni linguistiche si sono poi alternate per annunciare infine, in latino, la Buona Notizia:

“Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus”.

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