“La castità è l’energia spirituale che difende l’amore dall’egoismo”. Educare alla sessualità è educare in castità, e questo è un compito fondamentale della famiglia, in cui c’è un “clima favorevole” di fronte a “una cultura fortemente condizionata dagli effetti dell’ondata di larga portata della rivoluzione sessuale”. Lo ha affermato… la dottoressa María Luisa Di Pietro, professore associato di Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e presidente dell’associazione “Scienza&Vita”, durante il suo intervento all’Incontro Mondiale delle Famiglie che si sta svolgendo a Città del Messico.In primo luogo, ha affermato, è necessario “chiarire il concetto di castità”, che è l'”energia spirituale che sa difendere l’amore dai pericoli dell’egoismo e dell’aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione”.
“La riduzione della sessualità a una mera dimensione istintiva ha favorito, nelle sue manifestazioni più estreme, la diffusione della pornografia e della violenza sessuale”, ha rilevato.
E’ dunque urgente, ha aggiunto, che le famiglie assumano il ruolo primordiale che hanno nella formazione affettiva e morale dei figli.
“La fretta di bruciare le tappe sta rendendo sempre più difficile la maturazione affettiva dei giovani e sta mettendo a rischio anche la loro salute”, ha dichiarato.
Secondo la dottoressa Di Pietro, l’educazione alla sessualità “deve avere come obiettivo principale quello di indicare e motivare a che si raggiungano grandi mete”, tra cui “il rafforzamento dell’io, dell’autostima, del senso di dignità, della capacità di autopossesso e autodominio, dell’apertura di progetto, della coerenza e dell’equilibrio interiore; l’acquisizione di una grande attenzione nei confronti dei valori della procreazione, della vita e della famiglia”.
“E’ necessaria una vera formazione volta all’educazione della volontà, dei sentimenti e delle emozioni”, ha aggiunto. “Conoscersi equivale ad avere un motivo in più per accettare con serenità la propria realtà di uomo o donna e per esigere maggior rispetto e considerazione per se stessi e per gli altri”.
I genitori, spiega l’esperta, hanno “il dovere morale di educare la persona nella sua mascolinità e femminilità, nella sua dimensione affettiva e di relazione: educare la sessualità come dono di se stessi nell’amore, quell’amore vero che sa custodire la vita”.
I pilastri di ogni tipo di educazione basata sull’amore per la persona, ha affermato, sono da un lato “che idea si ha dell’uomo” e dall’altro “che progetto di uomo si vuole realizzare”.
“Se si rinuncia alla verità sull’uomo (all’amore per la verità), si corre il rischio di compromettere proprio l’opera educativa. Se la libertà non si introduce e non si radica in una verità integrale della persona, può portare l’uomo a condotte e scelte che riducono l’aspetto umano, oppure può trasformarsi in strumento di prevaricazione e di puro arbitrio o portare ad atteggiamenti di rassegnazione o pericoloso scetticismo”.
In questo senso, ha aggiunto che è necessario educare l’affettività e allo stesso tempo il sentimento morale, o, il che è lo stesso, l'”educazione per la libertà”.
“La persona si forma solo quando è capace di rispondere alla domanda su quale persona dovrebbe essere. L’impegno deve essere allora quello di aiutare il soggetto a crescere come persona virtuosa, ovvero ad acquisire un atteggiamento costante per fare il bene e per farlo bene”.
I genitori, soprattutto durante l’adolescenza, devono “aiutare i figli a discernere la loro vocazione personale, a scoprire il progetto che Dio ha per loro”, ha aggiunto.
Devono anche essere consapevoli che il dovere di educare moralmente i figli è “inalienabile” e che non può essere “né totalmente delegato ad altri né usurpato da altri”.
“Di fatto, non dare ai figli un ambiente familiare che possa permettere un’adeguata formazione all’amore e alla castità vuol dire mancare a un dovere preciso”, ha dichiarato.