Presidenti delle Conferenze Episcopali d'Europa si incontrano. Erdo: "L'Europa ha bisogno di più sacerdoti". Per l'Italia Bagnasco

erdo.jpg(testo integrale) Prolusione del Presidente CCEE, Cardinale Péter Erdő
1. Quest’anno, indubbiamente, è stato caratterizzato – in quasi tutti i settori della vita sociale – dalla cosiddetta crisi finanziaria. Poco più di un anno fa è apparso chiaro che il sistema finanziario stava attraversando una crisi senza… precedenti, che avrebbe finito per produrre effetti concreti sulla vita delle persone. La Chiesa, con i suoi vari organismi e ai diversi livelli, dal Vaticano alla piccola comunità locale, non poteva trascurare questa questione.a. Su due aspetti principali si può vedere l’azione della Chiesa che mi sembra utile sottolineare in questa sede, tenendo presente quanto è stato fatto per tutta l’Europa; da un lato, con le campagne concrete di solidarietà, per essere vicini alle persone e aiutare coloro che, a causa della crisi, hanno perso il lavoro o non hanno più il necessario per vivere. Dall’altro lato, la Chiesa ha sentito la necessità di mettere in atto e proporre una seria riflessione sulle cause e sulle conseguenze di questa crisi. Le nostre diocesi, e molto spesso le nostre Conferenze Episcopali, hanno moltiplicato i momenti di riflessione e le proposte creative e oggettive in termini di carità e solidarietà.
b. Anche il CCEE ha voluto offrire il proprio contributo, organizzando un incontro a Zagabria in cui una trentina fra vescovi, sacerdoti e laici, rappresentanti delle nostre Conferenze Episcopali, hanno condiviso e riflettuto insieme su questa crisi. Le conclusioni di questo incontro e le proposte che ne sono emerse costituiranno un oggetto di analisi nei prossimi giorni.
c. In effetti è stato il Santo Padre, con la sua Enciclica Caritas in Veritate, che ha dato il contributo più profondo e importante per farci prendere coscienza della portata di quanto sta avvenendo e dell’urgenza della necessità di cambiare i paradigmi. Non è la semplice soluzione di problemi di tecnica finanziaria che conta o che risolverà la crisi. Ci troviamo di fronte a un’opportunità senza precedenti per riflettere sul vero sviluppo e sulla realtà delle relazioni sociali. Il Papa ci ha ricordato la necessità della carità e della verità e ha insistito su un’antropologia che guardi all’uomo nella sua integrità: “Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società” (CV 5). Lo “sviluppo umano integrale come vocazione esige anche che se ne rispetti la verità”, vale a dire, deve essere autentico, ovvero, nelle parole di Paolo VI citate nell’Enciclica, “deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (CV 18). Ci auguriamo vivamente che l’Enciclica possa essere per tutti noi, per l’Europa, anche oltre i confini della Chiesa cattolica, un impulso perché la crisi sia, come l’aurora, un segnale del fatto che l’oscurità svanisce e spunta la luce di un nuovo giorno.

2. Questo è stato, inoltre, un anno speciale per tutta la Chiesa, perché è stato l’Anno Paolino. I duemila anni dalla nascita del grande Apostolo Paolo, come ci ha ricordato con insistenza il Santo Padre, hanno rappresentato l’occasione per un rafforzato appello alla conversione e alla missione. Molti di noi hanno approfittato di quest’anno anche per compiere dei pellegrinaggi nei luoghi paolini, non solo a Roma, ma anche a Tarso e in Terra Santa. Io stesso ho potuto compierli. Sono profondamente consapevole del valore spirituale di questi pellegrinaggi, ma posso anche dire che hanno rappresentato altrettante occasioni per constatare le difficoltà che vivono le comunità cristiane in quei luoghi. Mi auguro che l’interesse risvegliato in questo Anno Paolino non si spenga. Speriamo che la pace, la libertà religiosa, il riconoscimento civile delle comunità cristiane e, in particolare, della Chiesa cattolica, e il sostegno economico tanto necessario per aiutare i luoghi santi – e soprattutto le comunità che vi vivono – possano continuare a svilupparsi.

3. È provvidenziale che il Santo Padre, per quest’anno pastorale, abbia proposto un Anno Sacerdotale. Ci diceva, nella Lettera che ha rivolto a tutto il Popolo di Dio per proclamare l’Anno Sacerdotale, che quest’Anno “vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”. Vorrei rinnovare il mio grazie a tutti i sacerdoti che in Europa, continuamente, annunciano la Parola di Dio, accompagnano le comunità e offrono il perdono, il sostegno e il Corpo di Cristo attraverso i sacramenti. Senza il loro lavoro, molte volte vissuto in mezzo a grandi difficoltà, tentazioni e incomprensioni, al Popolo di Dio mancherebbe quell’alimento che Dio stesso vuole dare a tutti. Anche per questo, sento che quest’anno può rappresentare un’occasione privilegiata per rafforzare il nostro impegno nella pastorale vocazionale. L’Europa ha bisogno di più sacerdoti. La Chiesa in Europa ha molto bisogno di laici, di famiglie e di persone che, nei loro posti di lavoro e nelle loro case, in politica, nella cultura, nelle istituzioni sociali, nelle scuole e nelle università possano essere veramente il volto di Cristo, ma l’esperienza dimostra che, quanto più i laici si impegnano, tanto più sentono la mancanza dello specifico dei sacerdoti. Ci auguriamo che quest’anno sia per tutta la Chiesa, com’è stato con l’Anno Paolino, un tempo di grazia.

4. Nella nostra Assemblea dell’anno scorso abbiamo riflettuto sul modo in cui la Chiesa fa notizia e su come, molte volte, le notizie sulla vita della Chiesa vengono distorte, facendo sì che essa venga, spesso, messa in ridicolo o attaccata. Quest’anno, purtroppo, persino il Santo Padre è stato vittima di questi attacchi. Non sono stati momenti facili, e sappiamo che sono stati particolarmente duri in alcuni paesi. Ricordiamo, però, che il Signore ci ha avvertiti del fatto che seguirlo ci avrebbe condotto alla persecuzione, e che nella nostra società si percepiscono alcuni segnali di vera e propria intolleranza. In questo senso, sentiamo che è necessario rafforzare i legami di comunione fra tutti noi e con il Santo Padre, che in questo momento e in questa sede, in quanto vescovi d’Europa, vogliamo riaffermare, affinché la Chiesa continui ad annunciare coraggiosamente la verità del Vangelo anche in ambienti meno aperti a questo annuncio. Il CCEE continuerà ad aprire dei canali che aiutino a promuovere la comunione e l’aiuto concreto alle nostre diocesi nella difesa e nella promozione della libertà e della verità, condizioni per un dialogo sincero anche con i mezzi di comunicazione sociale.
5. In questa linea di costante tentativo di aprire dei canali che promuovano la verità e la libertà, ma che tendano anche a unire i cristiani in un ecumenismo concreto, vale la pena mettere in evidenza alcune iniziative.

a. Nel dicembre scorso siamo riusciti a concretizzare il Primo Forum Cattolico-Ortodosso. Quasi tutte le Chiese ortodosse d’Europa erano presenti; in un ambiente fraterno e intellettualmente esigente abbiamo approfondito alcune questioni relative alla famiglia, al matrimonio e all’educazione dei figli. Alla fine, è stata elaborata una Dichiarazione congiunta, e vediamo con soddisfazione che continua ad essere cercata come documento di riferimento. Il libro che raccoglie tutti gli interventi di quest’incontro è uscito proprio questi giorni. Per quest’anno abbiamo già ricevuto un invito per il Secondo Forum, questa volta organizzato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, sullo stesso tema che affronteremo in questa nostra Assemblea: le relazioni Chiesa-Stato.
b. Sin dalla sua nascita, il CCEE è sempre stato impegnato nella causa ecumenica. Le relazioni bilaterali con le varie comunità o famiglie religiose, ma anche le relazioni istituzionali con la Conferenza delle Chiese d’Europa (KEK), nel corso di questi quasi 40 anni di vita del CCEE, costituiscono uno dei suoi pilastri. È in questo ambito che, tutti gli anni, in un Comitato Congiunto, CCEE e KEK condividono esperienze, discutono idee e avanzano proposte congiunte. Quest’anno, di fronte ai gravi problemi ambientali e nella prospettiva della prossima Conferenza Mondiale di Copenhagen sui cambiamenti climatici, abbiamo realizzato un importante dibattito che mostra che in questa, come in molte altre questioni, è possibile che i cristiani si sforzino di esprimere una voce comune. Cercheremo di valorizzare questi luoghi d’incontro che hanno già portato molti frutti.
6. Stiamo iniziando la nostra Assemblea Plenaria.

a. Il tema proposto – dopo aver effettuato un sondaggio fra di voi e aver verificato che, in un modo o nell’altro, molti di voi proponevano tematiche che andavano in questa direzione – è quello delle relazioni Chiesa-Stato. A vent’anni di distanza dalla caduta del muro di Berlino, che è il simbolo della fine, in molti dei nostri paesi, di regimi atei e comunisti, stiamo vivendo adesso altre difficoltà e altre sfide. L’Unione Europea, alla quale molti nostri paesi appartengono, sta per intraprendere nuove iniziative partendo dal Trattato di Lisbona. La Chiesa sostiene tutto ciò che può portare a rafforzare la pace e le relazioni di solidarietà fra paesi, ma sarà anche sempre vigilante affinché siano garantiti il bene comune, il rispetto per la vita e la libertà religiosa.
b. Durante la nostra Assemblea, avremo occasione di approfondire queste tematiche e di sottoporre a verifica le varie attività di cui il CCEE è stato protagonista, ma anche di pensare alle urgenze per i prossimi tempi che esigono qualche iniziativa da parte nostra, sempre nella prospettiva della Nuova Evangelizzazione. Penso alle migrazioni, alle sfide che la nuova cultura digitale porta con sé, al dialogo ecumenico, ma anche a tutte le questioni che hanno a che fare con l’istruzione, la cultura e il mondo universitario, la difesa della vita e della famiglia.

7. Durante questa Assemblea, come sempre, avremo occasione di stare insieme, di pregare insieme e di riflettere insieme. Nella certezza, però, che la nostra unità è prima di tutto un dono di Dio, invoco in questo momento la benedizione del Signore e la protezione della Vergine Maria, e desidero anche ricordare Santa Teresa del Bambino Gesù, Patrona di Francia, la cui festa celebriamo oggi. Colei che è stata considerata la maggiore delle sante moderne possa essere una luce che illumina i sentieri che il Buon Pastore ci propone.