“Dal sepolcro della nostra vita esca l’uomo vecchio”. Il Vescovo nell’omelia di Pasqua

Testo integrale dell’omelia del Vescovo Armando Trasarti nella solennità di Pasqua…
Un sepolcro vuoto. Questo è il segno. Pasqua è piena di angeli e di lacrime, di domande accorate e di visioni consolanti. Ma il primo segno è il sepolcro vuoto.
Nella storia umana manca un corpo per chiudere in pareggio il conto degli uccisi. Manca un corpo dalla contabilità della morte, i suoi conti sono in perdita, la vincitrice è vinta. La risurrezione di Cristo solleva il nostro pianeta di tombe verso un mondo nuovo, dove il carnefice non ha ragione della sua vittima in eterno; dove gli imperi fondati sulla violenza crollano; dove le piaghe della vita generano luce e carità, dischiude dalla primavera di Dio, amante della vita. (E. Ronchi)

La Pasqua è un evento tanto straordinario, luminoso, indicibile, da aver bisogno di essere riletto continuamente. Ma come dire oggi questo evento? “Facciamo fatica, proprio perché questo mistero ci supera da ogni parte, e quindi non possiamo pretendere di ridurlo ad una formula, ma continuamente cercare di riesprimerlo a partire da ciò che viviamo. Se si vuol dire questo evento con il linguaggio di oggi, bisogna partire da una esperienza vissuta, di novità, di perdono, di speranza, di apertura di orizzonti, di chiarimento di senso, di vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta. E tutto questo centrato sulla figura di Gesù, sul fatto della sua vittoria non solo sulla morte, ma anche sul senso della morte”. (Card. Martini).

In un mondo dove ogni giorno sembra prevalere l’ingiustizia e la prepotenza, dove la ricerca del bene comune è così debole ed è soverchiata continuamente dall’interesse privato, dalla insana avidità della ricchezza e della smodata ricerca del proprio comodo, dove sorgono dal nulla nemici, dove faraoni impensati ti piombano sul collo.
Ci sono debolezze ed egoismi personali, ci sono malattie sempre più devastanti, insuccessi, incapacità.
Veramente le manifestazioni del male e della morte sono tante e la loro potente onda ci travolgerebbe se fossimo soli nella storia.
Ma Dio cammina con noi come una luce accesa dal fuoco sempre nuovo del suo amore che squarcia la notte: da questa luce possiamo accedere anche noi per poter attraversare il buio della notte, della storia. Cristo Gesù, morendo in croce affidato all’amore del Padre, è entrato nella morte ed ha sconfitto la sua e la nostra morte ed è risorto squarciando la notte del male e del dolore, ha aperto una breccia nella barriera di tutto quello che opprime la nostra vita. Egli irrompe vittorioso nella nostra vita, e irrompe a porte chiuse, superando le nostre incredulità, la nostra incapacità ad alzare gli occhi a Lui, ad aprire la porta a Lui.

Spesso affidandoci ai nostri soli pensieri noi camminiamo nella sensazione di essere soli, come sconfitti, con il volto triste; abbiamo bisogno di riscoprire la presenza di Gesù risorto, vincitore della morte, signore su tutto quello che ci opprime e non ci fa vivere come liberi figli di Dio in questo nostro mondo. In questi giorni torniamo a leggere assiduamente i Vangeli delle frequenti apparizioni di Gesù risorto in mezzo a noi. Gesù appare in modi diversi per dare una risposta agli interrogativi personali. Appare alle donne che lo avevano seguito e le incontra nel momento della loro trepidazione e del loro pianto; appare a Tommaso per liberarlo dalla sua pesante incredulità; appare ai due di Emmaus che delusi e tristi andavano verso la loro casa; appare agli Apostoli che chiusi nella amarezza erano tornati al lavoro di pescatori. Anche oggi Gesù viene in mezzo a noi e a noi ripete: “Non temete!”. La Pasqua di Gesù ci dice che la condizione umana è sempre recuperabile nella sua integrità e integralità anche quando essa è ferita o segnata da crisi, da sconfitte, da delusioni e amarezze.

Fare entrare la Pasqua nella nostra vita è accettare un Dio che non risponde alle mie attese trionfalistiche o alle mie pressioni miracolistiche. Fare entrare la Pasqua nella nostra vita significa accettare l’insuccesso e il fallimento, il rifiuto e l’incomprensione, l’impotenza e l’umiliazione, le sofferenze e la morte, come passaggio obbligato della vita. Fare entrare la Pasqua nella nostra vita significa accettare di correre e di entrare nel sepolcro vuoto. Permettere al proprio passato di “aprirsi” ad un presente- futuro nuovo. Non rimanere sepolti in scelte sbagliate o fuggire verso un ripiego immediato. Accettare che un vero uomo sia risorto, che il suo sepolcro sia aperto e vuoto; che esista una dimensione misteriosa dell’agire salvifico di Dio talmente perfetta da oltrepassare la nostra immaginazione.
Celebrare la Pasqua significa uscire dal “sepolcro” dello scoraggiamento. Il sepolcro è l’espressione visibile dell’elemento più inquietante della nostra vita; è l’espressione materiale dell’aspetto più ineluttabile della nostra natura.. Dalla Pasqua di Cristo in poi di certo nella vita non c’è solo la morte ma anche la Risurrezione.
“Il fatto che questo futuro esiste compie il presente” (Spe salvi)

Celebrare la Pasqua significa affrontare la vita così com’è. La realtà della mia vita può essere “oggettivamente” difficile e perfino mortificante. La Pasqua di Gesù – morte e risurrezione – trasforma il suo modo di viverla nel presente. “Il presente, anche se un presente faticoso può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Spe salvi n.1)

Celebrare la Pasqua significa cambiare qualcosa della propria vita. La realtà di Pasqua non è qualcosa da sapere o credere “dentro di me”. Gesù risorto mi comunica la forza e il desiderio di vivere una nuova vita e mi chiede di aprirmi a un nuovo senso della vita: quello del suo Vangelo.

“La nostra vita personale può essere fatta di lunghi sabati santi, nei quali né l’acuta sofferenza della passione né la gioia sconvolgente della festa pasquale segnano i nostri giorni e le nostre notti; è piuttosto la lunga e paziente attesa, nella più nuda fede, di un consapevole Kyrios che si fa tanto attendere che sembra non venga più”. (P. H. Kovelbach, S.J.)

Carissimi/e, se un peso schiaccia il nostro cuore, se il peccato ha addormentato la nostra coscienza, se il male e la cattiveria degli uomini hanno spento la nostra speranza, accogliamo l’invito di Dio: Risorgi, uomo! Cristo è morto ed è risorto per te! Questa è la bella notizia di Pasqua! Questo è il passaggio che dobbiamo compiere anche noi. Cristo è risorto e fa di noi anime pasquali! Cristo è risorto! Anche il sepolcro della nostra vita deve far uscire l’uomo vecchio. Tutti possiamo risorgere, e tornare uomini nuovi, con proposti nuovi, con desideri nuovi, con una vita nuova! Questa Pasqua sia decisiva per ognuno di noi!
+ Armando Trasarti
Vescovo