1° Maggio. Mons. Sigalini: “La comunità cristiana deve intercettare le esigenze dei giovani senza lavoro”

Sigalini.jpg“C’è la necessità, in questa crisi economica, che non si guardi soltanto al discorso delle finanze, che pure è un nodo fondamentale, ma che si guardino in volto tutti i nostri giovani, che fanno una grande fatica a trovare un lavoro …decente”. Lo afferma mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica, in occasione del 1° maggio, festa dei lavoratori, e della pubblicazione del documento del Movimento lavoratori dell’Azione Cattolica (Mlac) “Meno finanza, più lavoro”, che ha come parole d’ordine giovani, legalità nel lavoro e sviluppo del Paese. Il testo è dedicato a Marta Lunghi, morta a 22 anni per un lavoro in nero pagato 5 euro l’ora. “Il caso di Marta Lunghi – evidenzia il vescovo – è ripetibile in tantissime altre storie: ragazzi, che hanno titoli di studio, ma si adattano per un po’ di tempo a lavori precari”. Purtroppo, però, “il lavoro non c’è o non è mai definitivo, fino a quarant’anni, come dice il nostro documento”. Se fino a quarant’anni i giovani hanno difficoltà a organizzare il loro futuro, “bisogna mettere in atto – secondo mons. Sigalini – alcune strategie per evitare che questa flessibilità si trasformi sempre in precarietà”.Non bisogna trascurare, a giudizio di mons. Sigalini, “la frustrazione di un giovane che vede sprecati i sacrifici fatti per prepararsi a un lavoro senza riuscire a portarli a conclusione positiva”. Per il vescovo, “è necessario che la comunità cristiana riesca a intersecarsi con le storie di questi giovani, perché i ragazzi, pur dentro queste difficoltà, hanno sempre da vivere una loro esperienza di fede, devono avere ragioni di speranza, creare solidarietà, intuire che possono inventarsi anche un lavoro”. Ciò è possibile “se si ha dentro una forte carica positiva della vita”. Ma concretamente come si possono aiutare i giovani? “Intanto – risponde l’assistente generale di Ac – bisogna che escano dalla loro solitudine e si mettano assieme; la vita di relazione diventa fondamentale, occorre trovare spazi dove ci si può confrontare e mettere assieme delle volontà. In questo, la Chiesa, che è esperta in aggregazione positiva e formazione della coscienza, può fare qualcosa”. “Dobbiamo fare assolutamente un salto di qualità nelle nostre vite di gruppo – prosegue mons. Sigalini -, aggregando le persone che lavorano o sono in cerca di lavoro, perché oggi sono quelle più sensibili e più in difficoltà a mettere insieme la Parola di Dio e la loro vita quotidiana”. Per mons. Sigalini, “la Conferenza episcopale italiana ha fatto dei buoni passi con il Progetto Policoro, un bel segno d’impegno, che ha messo assieme le diverse pastorali”. Per far fronte alla mancanza di lavoro diffusa dappertutto, secondo il vescovo, occorre “mettere a disposizione tutte le energie che abbiamo e tutte le risorse che i ragazzi stessi hanno. Non ci sono risposte già fatte, ma l’uomo è intelligente e ha una speranza che va oltre la materialità. Il Progetto Policoro ha permesso il sorgere di alcune piccole imprese e una conoscenza della complessità delle leggi”. Occorre, perciò, esportare in tutta Italia “lo stile di rapporto delle pastorali del Progetto Policoro nei confronti del problema del lavoro. La pastorale giovanile deve entrare concretamente nella vita dei giovani quando cominciano a essere protagonisti della loro esistenza e in questa fase ha bisogno di essere sostenuta dalla pastorale del lavoro e dalla Caritas”. Insomma, “una convergenza di prospettive della Chiesa oggi è assolutamente necessaria. Questo è l’auspicio per il 1° maggio 2010: guardare in volto i giovani, che hanno veramente bisogno di speranza in un mondo sempre più duro”.