“Nel povero accogliamo il mistero di Dio”. Don Presciutti agli operatori caritas Val Cesano. Audio

ritiro_centro_d_ascolto.jpg“Le statistiche non sanguinano, le persone si”. Con questa espressione don Marco Presciutti, vicario per la pastorale ha aperto il ritiro agli operatori della Caritas del Centro d’Ascolto interparrocchiale della Val Cesano, coordinati dal diacono Fiorello Ciaramicoli. Nella domenica 27 giugno presso la chiesa di S. Pasquale… don Presciutti ha evidenziato come «nell’esperienza di nove anni in Brasile ho imparato a vedere il pianeta con gli occhi del poveri del sud del mondo». Prendendo spunto dal vangelo di Matteo cap. 25 don Marco ha detto chi sono i poveri oggi. «Sono gli ignudi: coloro che sono vulnerabili, persone sole, psicolabili, depressi, non hanno uno schermo ed una corazza protettiva. Chi sono i forestieri: coloro che sono guardati con occhio di sospetto, che non sono protetti dal contesto sociale. I malati e carcerati: coloro che sono privati dell’autosufficienza, della profonda solitudine, di coloro che hanno usato male la libertà ed ora sono in carcere senza di essa». In merito ai malati in casa e agli anziani don Marco ha evidenziato come «spesso si preferisce pagare una badante per non scomodare i familiari e i propri cari». Nel proseguire la meditazione del Vangelo il vicario per la pastorale ha ribadito come «sia Gesù stesso a ricordarci chi sono i poveri i socialmente esclusi, i religiosamente emarginati, i culturalmente estromessi, i socialmente dipendenti, i spiritualmente umili. Gesù – ha proseguito don Marco – vuole partire dall’ultimo per non escludere nessuno. Anche noi siamo chiamati a vivere l’opzione per i poveri senza spiritualizzarli in quanto sono persone concrete, in carne ed ossa». Il Centro d’Ascolto “Giovanni Paolo II”, che raggruppa sette parrocchie, cerca di formarsi per poi porsi in ascolto di chi arriva e chiede, non solo cibo e vestiti, ma tempo per parlare ed essere ascoltati, compresi. «Un ulteriore passaggio importante – ha concluso don Marco – è capire che nel povero accogliamo il mistero di Dio. Per la noi tutti e la Chiesa intera è importante fare un salto di qualità cruciale: dall’aiutare il povero a farsi poveri. La Chiesa non deve fare solo assistenzialismo ma aiutare le persone a ritrovare dignità, a vivere da rialzati. Senza i poveri si fatica a salvarsi».

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