Confrontarsi con il mondo dei giovani è davvero salutare, sia per la società che per la Chiesa. È salutare nel senso che aiuta appunto a discernere il proprio stato di salute. È un po’ come salire su una bilancia: e tutti sappiamo che la bilancia non si lascia corrompere. Ti inchioda al tuo peso. Non ha cuore. Non può appellarti al tuo avvocato di fiducia. È un’esperienza che, in parte, può essere in parte anche traumatica. Ma non solo. Può anche diventare uno stimolo per un’eventuale ridefinizione della propria prassi e del proprio stile di vita. Ebbene qualcosa di simile vale per il confronto con i giovani d’oggi: sono la nostra bilancia.
E allora saliamo su questa bilancia. E ciò che ci viene detto – questo è almeno ciò che io leggo sul display – è che i giovani oggi sono come invisibili, increduli e inquieti. Tre aggettivi che dicono qualcosa dei giovani d’oggi, ma che pure dicono di quell’oggi – cioè di noi adulti, di noi Chiesa, di noi società – in cui essi vivono.
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