«Il gioco è sfuggito di mano e sta producendo danni sociali gravissimi. Se fino a ieri ci domandavano quale fosse il limite di sostenibilità della diffusione del gioco d’azzardo in Italia, oggi possiamo dire che questo limite è stato ampiamente superato». Va dritta al cuore del problema, Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeutica, presidente dell’associazione di promozione sociale “Azzardo e nuove dipendenze” di Gallarate (Varese): il poker cash farà molto male alla salute di migliaia di persone. Il rischio di diventare giocatori compulsivi è infatti molto alto e chi si ammala non riesce più a fare a meno di giocare. Molto spesso rovinandosi e gettando sul lastrico la famiglia.
Quante italiani giocano d’azzardo?
Un dato elaborato dal Cnr nel 2008 dice che gioca abitualmente il 2% della popolazione generale, compresi quindi i neonati e i centenari. Stiamo parlando, insomma, di oltre 1,2 milioni di persone.
A quanto ammonta il giro d’affari complessivo?
È letteralmente esploso in questi ultimi anni. Se nel 2004 si attestava intorno ai 24 miliardi di euro, l’anno scorso ha chiuso a quota 61 miliardi, mentre quest’anno arriverà a sfondare i 70 miliardi di euro. Cifre spaventose che, dopo l’introduzione di questi nuovo giochi on line, sono purtroppo destinate ad aumentare.
Giocano più gli uomini o le donne?
Sicuramente gli uomini anche se la forbice si sta riducendo. Il fatto grave è che il gioco d’azzardo interessa tutte le fasce sociali e tutte le categorie professionali e, per ogni gioco, esiste uno specifico target. Il poker cash, per esempio, è rivolto a un pubblico giovane, con un discreto livello culturale e la capacità di sapersi muovere nella rete di Internet.
Perché giocare d’azzardo è così pericoloso?
Perché a un certo punto non si riesce più a smettere, il gioco diventa patologico e ci si può anche rovinare e distruggere la vita altrui. Sono purtroppo migliaia le famiglie italiane finite sul lastrico perché un proprio membro si è giocato tutto al tavolo verde. Pensiamo poi a quanti arrivano a sottrarre denaro sul posto di lavoro per mantenere questo vizio.
Eppure è lo Stato che incentiva questi giochi, sostenendo che hanno anche una finalità sociale. Il poker cash servirà a ricostruire l’Abruzzo terremotato…
Vedo molta demagogia. Intanto mi piacerebbe davvero verificare quanti di questi soldi andranno alla ricostruzione e quanti, invece, prenderanno altre strade. E poi, credo che lo Stato avrebbe fatto meglio a chiedere agli italiani di partecipare a una sottoscrizione per l’Abruzzo, anziché promuovere un nuovo gioco d’azzardo. Avrebbe raccolto più soldi e fatto meno danni.
Su chi ricadono, in definitiva, questi problemi?
In buona parte sulle famiglie dei giocatori compulsivi, visto che il gioco d’azzardo patologico non compare in nessun prontuario sanitario e non è inserito tra i Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Insomma, prima lo Stato crea il problema e poi se ne lava le mani, abbandonando le famiglie, che non sanno dove far curare i propri cari ammalati.
Sarà possibile invertire la marcia, restringendo e non allargando le aree di gioco?
Qualcosa si muove. La giunta regionale del Piemonte sta lavorando per rimuovere le slot machines dai luoghi pubblici. Il problema è che queste iniziative si scontrano con lobby potentissime, con agganci in Parlamento, che invece si muovono per diffondere sempre più il gioco d’azzardo in Italia.
(Fonte: Avvenire)