Verso la Giornata del malato/2. I malati psichici vero dramma delle famiglie. L’Italia dedica il 3,4% del budget per la salute mentale, la Tanzania il 7%,

Secondo stime recenti, circa l’11% della popolazione europea, vale a dire 50 milioni di persone, soffrirebbe di patologie psichiatriche. In Italia si parla di quattro milioni e mezzo di individui con disturbi mentali più o meno gravi. I portatori di disagio mentale sono tuttora vittime di un forte stigma sociale: si tende, in genere, a tenere lontane tali persone come pericolose. La legge Basaglia per la chiusura degli ospedali psichiatrici venne approvata il 13 maggio 1978. Ha cambiato il modo di curare i malati prevedendo una serie di strutture tra cui il centro di ricovero per le malattie acute, l`ambulatorio per le terapie farma- cologiche, i centri diurni e le case famiglia. Tali strutture devono essere organizzate in sinergia dai Dipartimenti di salute mentale, che a loro volta dipendono dalle Asl. Le critiche alla legge Basaglia riguardano proprio il funziona- mento, a volte non adeguato, di tali strutture territoriali, che lasciano senza assistenza larghe fasce di malati. Si ha intervistato Franco Previte, presidente dell’Associazione “Cristiani Per Servire”, che da anni si occupa di promozione delle cure sanitarie e della tutela dei malati psichici.

Che bilancio si sente di trarre sull’azione svolta da “Cristiani per Servire”?
“Era il 7 ottobre 1998 quando insieme alle Opere don Guanella e don Orione abbiamo presentato una Petizione al Parlamento Italiano (ed anche a quello Europeo) per sensibilizzare il mondo politico ad attuare una riforma dell’assistenza psichiatrica. Non nascondo che abbiamo sempre avuto delle perplessità sulla chiusura degli ospedali psichiatrici e per la dismissione dei ‘pazienti’ in quanto le leggi 180 e 833, prive del regolamento d’applicazione, non hanno sempre consentito la concretizzazione dei progetti-obiettivi per la prevenzione, cura e riabilitazione della disabilità mentale. Il risultato è che ancora oggi non si riscontrano adeguati positivi risultati, se non con poche eccezioni. Le famiglie risultano spesso in difficoltà per il reperimento dei servizi, difficoltà che sfociano a volte nella disperazione o in scelte sbagliate. Una spiegazione è che l’Italia dedica il 3,4% del budget per la salute mentale, mentre la Tanzania il 7%, l’Australia il 10%, l’Inghilterra il 12% Il bilancio è senza ombra di dubbio, molto, molto negativo”.

Quali sono, a suo avviso, i provvedimenti più urgenti da prendere?
“Lo abbiamo proposto al Governo Monti attraverso la stampa: rivedere la legge Basaglia (180 e 833) in due punti: primo l’autorizzazione al trattamento sanitario obbligatorio anche in assenza del consenso del paziente, almeno in determinate condizioni; secondo la realizzazione di strutture territoriali di riabilitazione di lunga durata per i casi difficili, onde evitare che sulle famiglie gravi un carico insostenibile di disagio, costi e pericoli. C’è inoltre la prevenzione dei disturbi di comportamento e di psicopatie in età evolutiva a tutt’oggi non adeguatamente valutata. Le due prime modifiche non hanno trovato l’attenzione che di qualche deputato, per cui il testo unificato Burani-Procaccini, concordato con tutte le parti politiche, si è arenato in Parlamento nel 2005. Da questa data ogni iniziativa in favore dell’handicap menta- le è letteralmente sparita dall’agenda parlamentare. Aggiungo che uno dei problemi più scottanti è quello del ‘dopodinoi’, essenziale per il futuro di questi ‘desaparecidos della nostra civiltà’, cioè quel quid economico che garantirebbe il proseguo della loro vita e della loro assistenza”.

Esistono “aree di eccellenza” e “buone pratiche” nel nostro Paese che possano essere di esempio in territori e situazioni meno attrezzate?
“I casi eclatanti che quasi giornalmente avvengono ad opera di soggetti mentalmente deboli, sono marcati segnali di allarme che dimostrano con i fatti, come appare inadeguata, non esistendo ‘aree di eccellenza’ o ‘buone pratiche’ specie nel Sud d’Italia rispetto alla modernissima Lombardia, la ‘scelta’ del Legislatore sulla chiusura degli ex-ospedali psi- chiatrici ed inefficace la filosofia del passaggio dal sistema sanitario a quello assistenziale. I politici, specie quelli di fede cattolica, devono esercitare tutte le possibili iniziative affin- ché la dignità dell’uomo ‘malato’ sia debitamente riconosciuta, rispettata e promossa. Il Parlamento, poi, è la sede naturale per affrontare questo urgente e grave, ripeto, disagio sociale”.

Lei reputa che occorrerebbe fare di più in questo campo a livello ecclesiale, e – se sì – come e che cosa?
“La presenza delle Caritas Parrocchiali, di associazioni come Sant’Egidio e altre è ancora essenziale e necessaria. L’obiettivo della ‘Giornata mondiale del Malato’ del prossimo 11 febbraio, voluta dal Beato Giovanni Paolo II°, era quello di sensibilizzare la società alle necessità di ‘donare’ agli infermi una assistenza adeguata. Alle realtà ecclesiali compete quindi sia di continuare, laddove presenti, a offrire esempi di buone pratiche, sia di fungere da stimolo per una crescita di tale sensibilità specie presso gli amministratori della cosa pubblica, perché le strutture di assistenza sappiano davvero fare il loro dovere non lasciando i malati e le loro famiglie allo sbando”.

(fonte Sir)