Domenica 7 ottobre è stata posta la prima pietra della nuova chiesa Madonna del Carmine a Gimarra. Il Vescovo, nell’omelia, ha ricordato l’importanza di riscoprire la Chiesa nella… dimensione casa.
Riportiamo, di seguito, l’omelia integrale del vescovo Mons. Armando Trasarti
Dio ha un sogno: fare casa tra gli uomini. Dio vuole riscattare questa dignità della esperienza della storia dell’umanità e della creazione: l’umanità e la creazione hanno una vocazione a diventare casa. Tutti i gesti di Gesù sono gesti di casa, la moltiplicazione dei pani è un gesto che permette di fare casa, il suo modo di sedersi in mezzo alle folle è segno della casa di Qualcuno che abita e si incontra intorno a qualcuno o qualcosa come il cibo, un pozzo, un fuoco.
Quando parliamo di casa parliamo di luoghi familiari: non chiamiamo casa un ufficio, una scuola…La casa è il luogo dove viviamo le nostre vite, le nostre emozioni; è il nostro santuario.
Dobbiamo riscoprire la Chiesa nella dimensione casa:
Casa come luogo di interiorità
Casa come luogo di relazioni
Casa come luogo quotidiano della storia
Dal bisogno di casa al diventare casa (dal bisogno di chiesa al diventare Chiesa)
La parrocchia è il “grembo” adatto per diventare casa.
La parrocchia con la sua accessibilità e ordinarietà, ma anche con un suo rinnovato flusso di calore; è il miracolo di Dio dispiegato sul territorio, dove lo straordinario è racchiuso sotto forme abituali ma non per questo meno incisive: il miracolo dell’Eucaristia, l’eloquenza dell’anno liturgico, la potenza della Parola di Dio, le provocazioni di una catechesi ben preparata, la presenza di testimoni convincenti, l’esperienza forte di servizio…sono tutte circostanze abbastanza consuete, è vero. Ma perché mai la grazia non potrebbe essere in agguato sulle vie di sempre?
Le nostre parrocchie sono cellule di evangelizzazione anzitutto mettendo un’anima missionaria nelle cose ordinarie.
Voglio rivolgermi ai nostri amati sacerdoti e dire loro: coraggio, rinnoviamoci, non diamo nulla per scontato, lasciamoci provocare dalla vita, facciamo conto di essere al nostro primo anno di messa, dispieghiamo tutto l’entusiasmo di cui siamo capaci, coinvolgiamo i religiosi, i laici, i genitori; non temiamo i loro suggerimenti, rinnoviamo il tessuto delle nostre comunità rendendole ancora più accoglienti e sorridenti, non trascurando alcun gesto né alcuna occasione della vita quotidiana.
La grazia è impaziente e chiede tutta la nostra fiducia. Vale per questo la regola d’oro indicata dal Papa: “La fede non deve essere presupposta ma proposta…deve essere sempre annunciata”: solo così si può toccare il cuore.
E’ il momento che le associazioni e i movimenti, riscoprendo ciascuno la propria valenza iniziatica, si innestino in una pastorale integrata, che sia di compagnia alle solitudini di oggi e rilanci in concreto la missione sul territorio.
Si parla oggi di una crisi che avrebbe colpito la missione ad extra: forse il modo concreto per rispondervi, è rilanciarla anzitutto ad intra.
Chi ci impedisce di concepire e promuovere in maniera alta, plastica, vivace la vita pastorale delle parrocchie? Forse la scarsità di sacerdoti? La rinnovata vivacità delle parrocchie è grembo di vocazioni sacerdotali, così come le aggregazioni ecclesiali.
Ma ricordiamo: la vitalità non è forza organizzativa, è piuttosto calore di fede, intensità di preghiera, amore fraterno.