La Liturgia, fonte della vita cristiana. Al Centro Pastorale don Busani parla della Sacrosanctum Concilium

“La liturgia è la fonte della vita cristiana”. Con queste parole don Giuseppe Busani ha aperto, mercoledì 9 gennaio al Centro Pastorale diocesano, l’incontro sulla Sacrosanctum Concilium. Don  Busani si è soffermato su questa costituzione dogmatica… approfondendone alcune parti. “La Sacrosanctum Concilium – ha sottolineato Busani – mette in luce lo stretto legame esistente tra la forma rituale e l’esperienza della fede. Questo concetto è ben spiegato nel numero 48: ‘Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente’. Per fare esperienza di fede, dunque, è necessaria l’esperienza celebrativa. Prima del Concilio Vaticano II, veniva dato molto valore al rito (ritus servandus) sacro e intangibile quale protettore delle verità da credere. In questo modo, però, veniva depotenziato e relegato solo a rivestimento esteriore. La liturgia è, invece, luogo del contatto e della partecipazione. La Sacrosanctum Concilium afferma che le azioni liturgiche non sono azioni private, ma comunitarie e il rito non è solo qualcosa di ornamentale, ma proprio attraverso quest’ultimo l’uomo può fare esperienza di Dio. La liturgia diventa, dunque, fonte della vita cristiana. Nondimeno la liturgia – si legge al numero 10 –  è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Partire dalla liturgia – ha proseguito don Busani – significa partire dal primato del dono”. Don Giuseppe si è poi soffermato sulla partecipazione dei fedeli, partecipazione definita con sei aggettivi (attiva, consapevole, piena, pia, fruttuosa, comunitaria, ma che il post concilio ha ridotto ad uno, ovvero solo a consapevole, e sulle otto forme linguistiche che compongono la preghiera eucaristica. “Occorre – ha concluso don Busani – custodire la forza e la semplicità del rito perché tutto ciò ci permette di entrare in contatto con il Mistero”.

EP