“L’arte della pace”. Alla Scuola di Pace incontro con il professor Alberto L’Abate

“L’Arte della pace” è stato il titolo della conferenza del professor Alberto L’Abate al 4° incontro della Scuola di pace diocesana, ed è anche il titolo dell’ultimo libro di l’Abate, una delle figure più importanti della nonviolenza italiana, membro del M.I.R. Movimento Internazionale… della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in “Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti” dell’Università di Firenze. Attivo nella diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti, amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente, dalle prime azioni antinucleari alla opposizione ai missili a Comiso. Ha promosso e condotto l’esperienza dell’ambasciata di pace a Pristina e si è impegnato nella “Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione”; è portavoce dei “Berretti Bianchi” e promotore dei Corpi civili di pace.

Tutti dicono di volere la pace, ma nel mondo si spendono 1500 miliardi di Euro all’anno in spese militari e almeno 100 milioni di persone sono coinvolte nella preparazione della guerra, mentre non si fa quasi nulla per la prevenzione dei conflitti, anzi spesso si lasciano degenerare per poter poi intervenire con il mezzo militare per girare a proprio favore una situazione.

L’Italia spende più di 30 miliardi all’anno in spese militari, il 20% pro-capite in più della Germania e il doppio della Spagna, e poi si dice che non ci sono soldi per i disoccupati, per le famiglie, per il sociale e per la sanità.

“Nel corso della storia abbiamo abolito un certo numero di istituti che consideriamo disumani: cannibalismo, sacrifici rituali, schiavitù monarchia assoluta e, recentemente, colonialismo. E’ probabile che un giorno o l’altro aggiungeremo la guerra, che verrà considerata tanto abominevole, quanto è oggi il cannibalismo”: sulla base di questi principi, ribaditi anche dal Vescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace, e dal Vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi, occorre trasformare la difesa da armata e distruttiva a difensiva. Si pensi che con il costo di uno solo dei 90 cacciabombardieri JFS F-35 ordinati dall’Italia, capaci di trasportare testate nucleari, e perciò anticostituzionali perché di attacco e non di difesa, si potrebbero mettere in sicurezza 500 scuole, e con sette di loro si potrebbero ricostruire gli ospedali di Mirandola, Carpi e Finale Ligure colpiti dal terremoto”.

Uno studio recente, che ha analizzato negli ultimi 100 anni di storia dell’umanità la frequenza ed i successi delle rivoluzione, ha dimostrato che quelle nonviolente sono il doppio più efficaci di quelle militari.

Un mondo di pace, per essere raggiunto, ha bisogno di persone che abbiano il coraggio di andare contro corrente, anche se questo richiede sacrifici e condanne. E’ solo se questo tipo di pedagogia si diffonderà ovunque che potremo sperare di avere un mondo meno pieno di guerre e più nonviolento.

Luciano Benini
Responsabile della Scuola di pace