Trent’anni fa la morte del marò Filippo Montesi. Il Vescovo, nella Santa Messa, ricorda la figura di questo giovane che “era andato a fare un’operazione di pace”

Il 22 marzo di trent’anni fa il fanese Filippo Montesi, marò del battaglione San Marco, spirava in un ospedale romano a causa delle gravi ferite riportate sette giorni prima in Libano dov’era dislocato insieme ai suoi commilitoni… nell’ambito dell’operazione “ITALCON – Libano 2”. Il fuciliere di marina – all’epoca dei fatti appena diciannovenne – fu colpito alla schiena durante un’azione di pattugliamento lungo una strada che conduceva ad un campo profughi palestinese situato nei sobborghi di Beirut. Montesi fu il primo militare italiano ad essere ucciso, dal termine del secondo conflitto mondiale, in uno scontro a fuoco. Una cerimonia pubblica, organizzata a Fano dall’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e svoltasi proprio nella mattinata di venerdì 22 marzo, ha celebrato questo trentesimo anniversario: un evento che ha coinvolto l’intera cittadinanza fanese. Da piazza XX Settembre, numerosissimi ex combattenti, militari e cittadini si sono diretti in corteo, con i labari ed i medaglieri dei reparti navali, verso il duomo. Hanno partecipato alla cerimonia: i sindaci di Fano e San Costanzo, Stefano Aguzzi e Margherita Pedinelli, le maggiori autorità civili e militari della provincia e l’anziana madre di Filippo. È giunto a rendere in suoi omaggi al fante caduto per la Patria anche l’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina, accolto sul sagrato della basilica da un picchetto d’onore del reggimento San Marco e dalla banda musicale della Marina Militare. Una solenne funzione liturgica in ricordo di Filippo è stata in seguito officiata dal vescovo, Armando Trasarti. Durante la sua sentita omelia, monsignor Trasarti ha rimarcato il ruolo delle Istituzioni civili, religiose e militari e di chi le rappresenta, rammentando, in particolar modo ai giovani lì presenti, il sacrificio di Filippo: un ragazzo che ha per l’appunto rappresentato, in virtù della sua divisa, l’Italia intera. «Oggi noi ricordiamo, cari ragazzi, un giovane che aveva scelto nella vita di fare un’operazione non di guerra, ma di pace; – ha sottolineato il vescovo – il primo militare italiano morto, dopo la seconda guerra mondiale, in un’operazione di pace». Successivamente, conclusa la messa, una corona d’alloro è stata deposta dagli alti delegati della Marina e delle Istituzioni presso l’entrata della cappella dove sono tumulate le spoglie del marò Montesi, all’interno del cimitero comunale di San Costanzo.

Diego Corinaldesi