“Una grande grazia”. Riflessioni al ritorno dal pellegrinaggio diocesano in Terra Santa

Il viaggio in Terra Santa è stato per me una grande grazia, non un viaggio come altri. Negli anni avevo maturato questo desiderio di visitare un giorno la terra del Signore per conoscerlo di più e per vedere, toccare e sperimentare ciò che Lui aveva visto… toccato e sperimentato. Volevo vedere la terra, le pietre, le piante e i fiori che i suoi occhi avevano guardato, sentire gli odori, i sapori i suoni, il caldo del deserto che Lui aveva sentito, vedere i volti del popolo che i suoi occhi avevano incrociato. Volevo tutto questo per sentirmi più vicina a Lui…e tutto questo c’è stato anche più di quanto pensassi: mi sono emozionata su ogni luogo, ho pianto su ogni sasso e questa terra tanto diversa e lontana dalla nostra mi è sembrata così familiare, così mia, anzi, così nostra, di ogni uomo.

E’ stato quasi immediato “l’effetto boomerang” che ho avvertito.
La barca che fende l’acqua del “Mare di Galilea” (quel mare o meglio lago di Genesaret o di Tiberiade, dove Gesù ha chiamato i suoi discepoli, dove ha operato la pesca miracolosa e tanti altri prodigi), produce l’identico movimento di onde di una barca nel nostro mare Adriatico. Il cielo azzurro e luminoso sopra il luogo in cui è avvenuta l’ascensione al cielo del Signore è identico al nostro.

Gesù, il Signore ha vissuto la nostra identica realtà e noi possiamo vivere la sua vita là dove siamo; possiamo ancora di nuovo incontrarlo in quella concreta e specifica realtà in cui viviamo.

Questo mio emozionarmi così tanto in quei luoghi dove è accaduta la Storia delle storie, la Storia che ha cambiato le sorti dell’umanità (poiché grazie a Gesù noi abbiamo accesso al Padre, alla vita eterna, al Regno di Dio), mi ha fatto riflettere anche sul mio incontro con il Signore nell’eucarestia e non solo. Se mi sono emozionata su un sasso che può aver toccato il Signore, ma quanto dovrei strabordare di gioia nel ricevere Lui in persona nell’eucarestia e nell’incontrarlo nel  fratello che ho accanto!

Quanta strada ancora ho da fare! Ma l’esperienza più forte è stata a Gerusalemme e precisamente in due momenti: durante la Via Crucis e nella visita al Santo Sepolcro. Nella Via Crucis abbiamo ripercorso la via dolorosa che conduce al Calvario e che passa all’interno del quartiere arabo in pieno mercato. Difficile se non impossibile, riuscire a concentrarsi, a pregare, a trovare quella disposizione interiore che di solito ciascuno di noi ha quando prega.

Ma essere lì mi ha facilitato l’immedesimarmi con Gesù che aveva percorso quella via sicuramente circondato da gente o completamente incurante ed estranea alla sua vicenda o con un atteggiamento ostile e di scherno nei suoi confronti (come ci narrano i vangeli). Come deve avere vissuto quella interminabile strada, quanto affidamento per rimanere unito al volere del Padre in quella situazione! Questo parallelo mi ha aiutato nella preghiera e nel vivere ancora di più la mia unione a Lui. Non c’è situazione che possa allontanarci dall’amore di Dio, non bisogna mai dubitare della sua presenza e vicinanza. Arrivati al Santo Sepolcro mi sono messa in fila ed in questa attesa ho cercato di prepararmi a ciò che avrei visto, rimanendo in silenzio ed osservando l’ambiente intorno a me e le persone. Davanti a me c’era una coppia che sapevo aveva perso un figlio. Ciò che mi aspettava era una tomba vuota, in un attimo ho colto che lì, quel luogo era il segno di tutte le speranze dell’uomo: la vittoria sul nemico numero uno, la morte. Gesù è vivo e cammina con noi.

Giovanna