Consapevolezza, compassione e vicinanza

15.02ftCorsoIOperatoreSaluteConsapevolezza, compassione e vicinanza. Sono state queste le parole su cui si è incentrato l’incontro del corso di base per operatori di Pastorale della Salute sabato 17 gennaio. A relazionare sul tema, introdotto da Padre Silvano Bracci direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, è intervenuto lo psicologo p. Arnaldo Pangrazzi, il quale, nell’introduzione alla sua relazione, ha voluto riprendere la parabola del buon samaritano, soffermandosi su quelle che lo psicologo ha definito sei ‘impronte’ principali: la consapevolezza dalla quale inizia la nostra responsabilità, la compassione, il lasciarsi trasformare da dentro, la vicinanza verso coloro che vivono, come ricorda spesso Papa Francesco, nelle periferie esistenziali, superando ogni barriera culturale e psicologica, la cura delle ferite, l’accompagnamento e la collaborazione. “L’attualità del messaggio della parabola del buon samaritano – ha sottolineato Pangrazzi – sta proprio nella necessità per ognuno di noi di imparare il linguaggio del cuore, della prossimità, del prendersi cura dell’altro ognuno con le proprie competenze”. Fra gli altri argomenti che hanno dato ai presenti spunti interessanti sui quali riflettere, Pangrazzi ha trattato l’importanza della visita pastorale ai malati, sottolineandone alcuni aspetti fra i quali il segno della vicinanza di Dio e della Chiesa a coloro che sono nella sofferenza, i ruoli simbolici che assume chi va a fare visita ovvero quello del consolatore poiché chi consola contribuisce anche a sanare le sue ferite, quello di guida spirituale aiutando le persone nella ricerca del senso della propria sofferenza e della speranza, di mediatore fra il malato e se stesso, ma anche fra il malato e la famiglia, quello catechistico per far comprendere che la malattia diventa un messaggio e un invito a cambiare rotta e un ruolo profetico, diventando voce per chi non ce l’ha e attenuando rabbia e frustrazione. Pangrazzi ha parlato poi dell’importanza del dialogo non solo con il malato ma anche con i familiari che a volte necessitano di un aiuto per comprendere la sofferenza.