Domenica 13 dicembre, alle ore 16 in Cattedrale, verrà aperta la Porta Santa in occasione dell’inizio del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco. Abbiamo chiesto a don Francesco Pierpaoli, delegato diocesano per il Giubileo, di spiegarci l’importanza di questo appuntamento.
Gesù è il volto concreto e feriale della misericordia del Padre. La sua vita non fa che mostrare continuamente che Dio è padre e madre e ha cura di tutti i suoi figli. Come Papa Francesco ha ribadito con forza a Firenze parlando a tutte le diocesi italiane «La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: si chiama Gesù Cristo». La tenerezza di Gesù Cristo diventa così la misura dell’agire della Chiesa di ogni tempo, specialmente di questo tempo in cui il pluralismo e la diversità generano purtroppo in tanti di noi paura la paura e la violenza.
Mi sembra molto significativo che l’inizio del Giubileo coincida proprio con il 50° anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II introdotto da San Giovanni XXIII con queste parole: «Ora la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore». Papa Francesco nell’Evangelli Gaudium torna a ripetere: «La Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo» (Evangelii Gaudium 114).
Scrive ancora Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo Misericordiae vultus «Tutto della sua (Chiesa) azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia». È questo il volto della «Chiesa in uscita» che siamo invitati a mostrare al mondo: una Chiesa capace di essere vicina alla gente, di prendersi cura di ogni persona perché riconosce di essere nata lei stessa dalla misericordia del Padre. «È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza».
La misericordia più che essere un gesto puntuale e definito di Dio che salva e con cui perdona o accoglie ogni uomo, spinge la Chiesa ad assumere come stile la stessa condiscendenza con cui Dio si rivela agli uomini. Gesù non perde la sua divinità mangiando con i pubblicani, le prostitute, i peccatori. Gesù non è meno Dio quando si ferma con i lebbrosi o gli emarginati. La domanda è questa: Come ci vede il mondo? Quando parliamo, quando viviamo, il mondo si accorge che la Chiesa è il volto storico del Padre ricco di misericordia? Siamo potenti o deboli? Ricchi o poveri?
La misericordia è molto più di un tema da svolgere in mezzo a tanti altri. È certamente la via privilegiata attraverso cui in questo tempo la Chiesa mostra la sua maternità. Scrive il card. Kasper in un libro che consiglio di leggere a tutti: «Dopo tutte le terribili esperienze del XX secolo e dopo quelle dell’appena iniziato XXI secolo la questione della misericordia di Dio e degli uomini misericordiosi è oggi più urgente che mai» (W. Kasper, Misericordia. Concetto Fondamentale del Vangelo – Chiave d vita cristiana, Queriniana, p. 14).
Lasciamoci guidare in questo anno giubilare dalla fantasia, dalla creatività, dalla misericordia di Dio che fa nuove tutte le cose.